07Maggio – “PECORE CHIAMATE CON AMORE O CAPRONI SPINTI”( 4a Domenica di Pasqua/A)
Dal Vangelo secondo Giovanni 10, 1-10
In quel tempo Gesù disse «In verità, in verità vi dico che chi non entra per la porta nell’ovile delle pecore, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Ma colui che entra per la porta è il pastore delle pecore. A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono quali fossero le cose che diceva loro. Perciò Gesù di nuovo disse loro: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti quelli che sono venuti prima di me, sono stati ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura. Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
RIFLESSIONE
Gesù continua, come spesso, a parlare per immagini, si autodefinisce in un certo modo, prende posizione per amore di noi, per farci capire cosa è Lui per noi e cosa può fare, e soprattutto, nel caso di questa pagina, da cosa ci difende. Si parla di ladri, di qualcuno che ruba qualcosa che non gli appartiene.
Qual è la refurtiva in questo caso?
Qualcosa di prezioso, unico, raro: la nostra dignità, la nostra felicità.
Il mondo oggi è pieno di ciarlatani, di cultori del nulla, pronti a vedere il nulla in cambio di noi. Un nulla che però attira, è impacchettato con qualcosa di appariscente che gioca, come dicevamo già in precedenza, con i nostri bisogni. Studiamo le pubblicità di oggi, come sono? Giocano tutte su sesso, desiderio di apparenza, potere. Le relazioni? Quasi tutte usa e getta. Il lavoro? Se sono imprenditore più sfrutto meglio è; se sono lavoratore più frego l’imprenditore meglio è.
Stupenda l’immagine del pastore che apre, porta fuori le pecore e poi si mette davanti e le guida. Un messaggio chiaro che ci dice che Cristo è sempre davanti a noi, ci guida, ci indica la strada e ci difende. Il problema è uno solo, sembra nulla, ma tutto si gioca lì: la nostra libertà e volontà di seguirlo. Per far sì che Egli sia guida sulla nostra strada noi dobbiamo stare nel gruppo, nel gregge. Ciò non significa esser tutti una massa di caproni che seguono senza senso, ma persone capaci di stare e crescere, formarsi in una cultura scelta.
Anche lì noi rischiamo di essere “usa e getta”, ci diciamo cristiani e poi ci stanchiamo, facciamo tutt’altro, cerchiamo e ci formiamo a tutt’altro, diveniamo privi della nostra coscienza. Ma Gesù è chiaro, Lui riunisce il gruppo, ci tiene insieme, pronuncia il nostro nome. Il nome è appartenenza in tutti i popoli, un uomo senza nome non ha origini, è sperso, solo. Gesù ci tiene nel gruppo, ci chiama, ci riscalda il cuore con la sua voce, così può indicarci la strada, essa sarà il frutto del nostro desiderio di conoscerlo, crescere nell’amore di Dio, nella vita dell’Amore, e del Suo Amore per noi, un fusione a metà strada del nostro e del Suo desiderio.
A noi sta diventare uomini, coerenti. Il Vangelo prima di esser spiritualità è umanità piena, via che conduce l’uomo a diventare più uomo. Lui è la porta, il passaggio per diventare uomini sino in fondo. La scelta è “da che parte stare”, nessuno può convincere nessuno, la scelta è nostra, ed in questa scelta occorre esser coerenti, rischiare, mettersi in gioco. Forse la bellezza e l’originalità del Cristianesimo è che tutti gli altri ci vogliono buggerare mettendoci tutto pronto, davanti, e che poi tutto questo risulta frivolo, mentre il Cristianesimo è scommessa, lotta personale.
BUONA DOMENICA DELLE SCELTE!