#19Dicembre2018 “SENZA STUPORE LA VITA DIVENTA STERILITÀ” (#NovenaDiNatale #Avvento)
Elisabetta è sterile, incapace di credere che possa ancora generare, fare qualcosa di buono.
Zaccaria non si fida fino in fondo e diventa muto, le sue parole senza senso vengono bloccate.
Quando ci chiudiamo al non stupore diventiamo sterili.
Questa altalenante nostra vita spesso si dispiega tra progetti che cerchiamo di fare, aspettative ed illusioni. Da ciò nasce grande nostra sterilità nel cuore, che ci porta ad essere poi incapaci più di pensare al bene, produrlo, partorirlo, spesso credere che esista ancora il bene. L’ingrediente che spesso manca è un pò di stupore, guardare che tra quei progetti e delusioni ci sono spesso delle piccole cose da valorizzare, gustare. La vita è e deve restare stupore meraviglioso, sempre. Dio ha creato il mondo e si è stupito lui stesso che “era cosa buona”. Ha donato amore continuo all’uomo stupendosi di se stesso per l’amore ripagato con infedelta, con tanto altro stupore ci ha donato il Figlio, Gesù, uomo nuovo, modello meraviglioso per noi, nostra forza. Lui è capace di confondere i piani dei più forti, di coloro che si credono più forti e convinti. Lui è l’ingrediente che manca al nostro stupore, la spinta necessaria, la Vita che ha creato la vita. VIENI O VITA, VIENI O AMORE, VIENI O STUPORE DELL’UOMO…VIENI O RADICE DI IESSE…
In questo #Stupore la mia vita si riempie di #Speranza
Questo è #Avvento – questo è #Natale
Ecco il testo del Vangelo
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,5-25.
Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.
Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.
Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,
secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l’offerta dell’incenso.
Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso.
Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso.
Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.
Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.
Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,
poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre
e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio.
Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccaria disse all’angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni».
L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.
Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.
Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.
Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:
«Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini».