#24Febbraio2019 “AMORE NUDO E CRUDO” (7a #Domenica #TempoOrdinario /C)
A cura del Prof. Massimiliano Arena
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 6,27-38.
E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio ».
RIFLESSIONE
L’Amore è certamente una parola usata ed abusata, oserei dire “prostituita”, svenduta del suo vero significato. Questo testo la ripresenta nel suo significato nudo e crudo.
Finchè ci viene chiesto di amare le persone con cui andiamo d’accordo, con cui abbiamo interessi comuni è tutto facile, tutto giusto. Ma che succede quando ci è chiesto di amare chi ci ha fatto del male? Quando ci viene chiesto di amare chi non è proprio dei nostri stessi interessi, chi è lontano dalla mia calma, anzi che mi genera anche una certa ansia?
L’amore pare abbiamo diverse etimologie, vere o non vere, sono belle come interpretazione.
Un’etimologia latina “a-mors” (senza morte). In fondo l’amore elimina la morte, da nuova vita. Quando si è innamorati ad esempio ci si sente rinascere. Ma quando abbiamo qualcuno avverso, nemico, che ci da ansia ed agitazione, che non vorremmo mai vedere, non ci siamo condannati forse un pò a morire? Non stiamo uccidendo una parte di noi che ci dice che siamo tutti fratelli, figli dello stesso Padre, tutti fragili, tutti sulla stessa barca?
Un’etimologia greca che lo riporta ad altro con la stessa radice di “ago” (dolore). Amare in fondo richiede una parte di dolore, perdere qualcosa, rinunciare a qualcosa, fosse anche immagine di sè, orgoglio…un pò di pace perchè l’altro è un rompiscatole.
Ci viene chiesto proprio ciò, un’amore che è oltre le sdolcinature, oltre i buonismi, un amore non da telefilm, ma da Dio, un amore superlativo. Ed è proprio Dio che ci ama cosi, togliendoci la morte delle nostre fragilità e soffrendo per noi, perchè nella libertà ci permette di sbagliare, sapendo che ci stiamo facendo del male, ma stando li ad amare le nostre fragilità pronto a rialzarci.
Questo stile di Amore è davvero diverso, interessante, rivoluzionario.
Cosa ci guadagno a farlo? Ci guadagno me stesso, perchè riesco ad essere ciò che sono, figlio di Dio, fatto ed impastato di amore e mi comporto cosi come vorrei che gli altri si comportassero con me.