#02Maggio2020 “E TU TI TIRI INDIETRO? ” (Sabato 3a di Pasqua) – Riflessione scritta e video

frasi-coraggio-1

Vedi qui la video riflessione di oggi

Il discorso si fa duro, Gesù aveva parlato di essere cibo per gli altri. Non è solo un discorso sull’Eucaristia, è un discorso sulla capacità di sapersi donare con amore fino in fondo.

I discepoli cominciamo a tentennare. Lo facciamo anche noi spesso, quando abbiamo desiderato, costruito qualcosa per tempo, ma poi quando ci viene chiesto il passo finale, decisivo, ci tiriamo indietro, per paura, per ansia da prestazione, per fragilità, per senso di inadeguatezza.

Il Cristianesimo non è la religione del rose e fiori e belle frasi. E’ la religione dei forti, di coloro che hanno il coraggio di fare le cose fino in fondo, di amare fino in fondo, in mille ambiti ed aspetti.

Pietro guarisce (1 lettura) una paralitica ed fa resuscitare una morta. Quante volte ci sono “malattie” che ci frenano dal far le cose per bene fino in fondo. Quante volte ci sentiamo morti dentro per l’oppressione delle cose che ci distruggono totalmente non facendoci vedere le possibilità oltre. Pietro guarisce e ridona vita con la potenza della Parola di Cristo.

Gesù è li, sempre un passo avanti a noi, a dirci “coraggio, vieni, possiamo andare oltre, io ti precedo”

Ecco le letture del giorno.

Vangelo di Giovanni  6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Atti degli Apostoli 9,31-42
 
In quei giorni, la Chiesa era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.
E avvenne che Pietro, mentre andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che abitavano a Lidda. Qui trovò un uomo di nome Enèa, che da otto anni giaceva su una barella perché era paralitico. Pietro gli disse: «Enèa, Gesù Cristo ti guarisce; àlzati e rifatti il letto». E subito si alzò. Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
A Giaffa c’era una discepola chiamata Tabità – nome che significa Gazzella – la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. Proprio in quei giorni ella si ammalò e morì. La lavarono e la posero in una stanza al piano superiore. E, poiché Lidda era vicina a Giaffa, i discepoli, udito che Pietro si trovava là, gli mandarono due uomini a invitarlo: «Non indugiare, vieni da noi!». Pietro allora si alzò e andò con loro.
Appena arrivato, lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto, che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi, rivolto alla salma, disse: «Tabità, àlzati!». Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i fedeli e le vedove e la presentò loro viva.
La cosa fu risaputa in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.

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