#06Maggio2020 “NON AUTO-CONDANNARTI A VIVERE NEL BUIO” (Mercoledì 4a di Pasqua) – Riflessione scritta e video
Ecco la riflessione video di oggi
Si, molto spesso ci auto condanniamo a vivere nel buio. Il Vangelo ci parla di buio, di luce e di condanna e di una condanna che “c’è già chi lo condanna”.
Chi ci condanna già? Il male? Le forze del male? Certamente, ma sopratutto ci siamo condannati, auto condannati noi stessi. Mi ricorda quel discorso sul quanto abbiamo amato di Matteo 25, in cui si dice a coloro che hanno amato “venite benedetti dal Padre mio” e a coloro che non hanno amato “via maledetti”, non dal Padre mio, perchè Dio non maledice, ma da noi stessi, dalle nostre scelte.
Si, siamo noi a condannarci spesso, quando abbiamo davanti le scelte da fare, quelle di cui parlavamo nei giorni scorsi, quelle voci interiori, e scegliamo spesso quella più comoda, quella che ci chiede meno fatica, quella che al momento forse ci dà una felicità minore e appagante all’instante. Ma spesso la conseguenza è vivere nelle tenebre, nel buio. Un’immagine quella del buio che può rimandare a tante altre cose. Il vivere nascosti, il vivere con l’ansia di altri, il vivere spesso sapendo di essere sempre meno, il vivere sentendosi le ali tarpate, il vivere chiusi abbandonati a se stessi nel buio di una camera.
Dio è luce e ci ha dato la possibilità di emergere, di conoscere Lui ed in Lui il Padre. Una salita, una scalata, verso la luce e la felicità.
Nella luce il lavoro bello, col tempo, viene riconosciuto, come nella prima lettura per Barnaba e Paolo.
Ecco di seguito le letture del giorno
Gv 12, 44-50
In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
At 12,24 – 13,5
In quei giorni, la parola di Dio cresceva e si diffondeva. Bàrnaba e Sàulo poi, compiuto il loro servizio a Gerusalemme, tornarono prendendo con sé Giovanni, detto Marco.
C’erano nella Chiesa di Antiòchia profeti e maestri: Bàrnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode il tetràrca, e Sàulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Sàulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono.
Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, scesero a Selèucia e di qui salparono per Cipro. Giunti a Salamina, cominciarono ad annunciare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei.