#15Maggio2020 “AMORE CORAGGIOSO” (Venerdì 5a di Pasqua) – Commento video e scritto

coraggio

Ecco il video commento di oggi

Gesù ci chiama amici, elimina quel termine di servi. Perchè sta parlando di amore, ci sta consegnando l’amore, come comandamento, come istruzione e stile di vita.

Il servo fa le cose per dovere, non per amore. Gli amici si donano tutto nella gratuita. Questo è lo stile che vuole insegnare Gesù.

Dio avevo donato tutto, in ogni modo agli uomini, c’è lo dice l’Antico Testamento, ma ha deciso di andare oltre, diventare uomo, insegnare agli uomini ad amare amando da uomo. Dio è andato oltre l’immaginabile, oltre il dovuto.

Questo è un grande messaggio per noi, uno sprono a fare sempre meglio e di più. L’Amore vero è coraggioso di natura, perchè l’amore vero lo stai attuando quando senti che stai dando oltre il dovuto.

Nelle nostre relazioni, nei nostri progetti, nelle comunità in cui viviamo, nel nostro lavoro, stiamo amando davvero quando abbiamo il coraggio di dare quel di più, quel oltre il dovuto, siamo capaci e abbiamo il coraggio di dare di più.

Nella prima lettura di oggi ci viene raccontato uno spaccato della Chiesa Nascente: si interrogano sul come fare meglio, studiano insieme la soluzione, per dare sempre di più, sempre meglio, sempre oltre.

Ecco i testi delle letture di oggi

Gv 15,12-17

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

At 15,22-31

In quei giorni, agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!». Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l’assemblea, consegnarono la lettera. Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva.

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