#22Maggio2020 “L’AMORE DA SENSO ANCHE AL DOLORE” (Venerdì 6a di Pasqua) Commento scritto e video
Ecco la video riflessione di oggi
A dirla cosi sembra che l’Amore sia remissivo al dolore e lo tollera.
Non è una riflessione appagante il dolore, è una presa di coscienza, in continuità con ciò che si diceva ieri. Gesù fa un esempio meraviglioso che solo le donne possono comprendere nella pienezza.
Durante il parto la donna soffre terribilmente, un dolore forse non sopportabile se vissuto con la stessa intensità fuori da quel momento, ma un secondo dopo, appena stringe tra le braccia il figlio o la figlia, quel dolore passa. Perchè?
L’Amore della madre, la gioia di questo Amore nel tenere in braccio la creatura, supera il dolore immenso, ma momentaneo. Quel dolore l’ha resa ciò che è, cioè mamma.
La stessa Passione di Gesù è stata “momentanea” in attesa della Resurrezione. Come amava chiamarla don Tonino Bello “Collocazione provvisoria”.
Come una mamma che soffre il parto e poi si riempie di gioia cosi l’Amore di Dio ci permette di amare la nostra vita, i nostri progetti, indirizzarli al bene nostro e di tutti, perchè la vita è un progetto di Amore che si fa dono. Amarla anche se per realizzarla occorrerà riempirla di sofferenze, fatiche, tappe per superare ostacoli. Tutto questo ci rende più maturi in ciò che siamo.
Nella prima Lettura Paolo non teme di morire, non teme la perdita della vita, nonostante già diverse paure e sofferenze, perchè sa che pure se ci fossero essere sarebbero inserite in un progetto immenso che lui non può fermare e proprio quelle sofferenze lo renderebbero più simile allo stesso Cristo.
Ecco le letture
Gv 16,20-23a
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
At 18,9-18
[Mentre Paolo era a Corìnto,] una notte, in visione, il Signore gli disse: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso». Così Paolo si fermò un anno e mezzo, e insegnava fra loro la parola di Dio. Mentre Gallione era proconsole dell’Acàia, i Giudei insorsero unanimi contro Paolo e lo condussero davanti al tribunale dicendo: «Costui persuade la gente a rendere culto a Dio in modo contrario alla Legge». Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un misfatto, io vi ascolterei, o Giudei, come è giusto. Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra Legge, vedetevela voi: io non voglio essere giudice di queste faccende». E li fece cacciare dal tribunale. Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagòga, e lo percossero davanti al tribunale, ma Gallione non si curava affatto di questo. Paolo si trattenne ancora diversi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era rasato il capo a causa di un voto che aveva fatto.