#13Agosto2020 “LA BILANCIA DEL PERDONO” (Giovedì 19ma Tempo Ordinario)

Una storia particolare quella raccontata da Gesù, una parabola per spiegare un aspetto importante della vita. Non possiamo vivere senza amare ed essere amati e non possiamo vivere senza perdonare ed essere perdonati.

L’uomo è fatto per amare, siamo fatti per questo ma abbiamo anche i nostri limiti quindi si rende necessaria la dinamica del perdono.

Il personaggio della parabola implora perdono ma non sa darlo. Ricevere perdono dal padrone (Dio) ma non sa darlo ai suoi debitori (gli altri fratelli).

Il perdono è una dinamica spirituale e psicologia molto sottile e profonda. Non è un semplice cancellare le colpe, ci sono colpe e ferite che è impossibile cancellare. Il perdono è un atto di amore ricevuto da condividere. Ricevuto da chi? Da Dio. Egli ci ama nella nostra quotidiana e continua fragilità non smettendo mai di darci occasioni di dimostrare il meglio di noi, occasioni che spesso trasformiamo in tentazioni per dimostrare il peggio. Dio lo fa perché ama con libertà. Perdonare gli altri è amare con libertà, staccandosi anche dalla ferita ricevuta, perché impossibile da cancellare ma guardando oltre, scavando oltre riconoscendo fragilità come tutti, come le mie.

Il perdono è dono di Dio pertanto necessita di profondo silenzio di preghiera.

Ecco il testo del Vangelo

Mt 18,21-19,1 In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.

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