#03Novembre2020 “LA FELICITÀ È METTERSI IN GIOCO” (Martedì 31ma Tempo Ordinario)

A cura del prof. Massimiliano Arena

Pur non avendo celebrato domenica scorsa la 31ma Domenica del Tempo Ordinario, sostituta con la Festa di Tutti i Santi, teniamo il tema della provocazione per l’intera settimana.

Cerchiamo di costruire i tratti della vera felicità che porta alla vera santità.

Gesù fa un invito ad un banchetto, da molti snobbato, ciascuno trova una scusa, anteponendo questioni personali, affari propri. Si trova costretto ad allargare l’invito a sconosciuti.

Una bella metafora per spiegare il senso della vita, del nostro impegno nel mondo. Noi cristiani, tutti noi uomini, siamo chiamati ogni giorno a metterci in gioco, fare la nostra parte, non tirarci indietro dalla nostra responsabilità morale e sociale, senza anteporre egoismi e tornaconti personali.

Tutti possono farlo, tutti possono avere tempo, ma non facciamo che noi cristiani per primi disattendiamo a questo impegno.

Gesù stesso, come ci dirà la prima lettura dei Filippesi si è messo in gioco senza personalismi nonostante la sua divina condizione.

Questa è felicità, mettersi in gioco.

Ecco il testo del Vangelo

Lc 14,15-24 In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».


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