#03Gennaio2020 “IL SENSO DELLA NOSTRA UMANA STORIA CON DIO”

A cura di Massimiliano Arena

Qui la video riflessione

Torna in questa Seconda Domenica dopo il Natale, quasi una domenica transitoria tra il Natale e l’Epifania, spesso sotto tono, il Prologo di Giovanni. Eppure esso, nell’intreccio con le altre due letture di oggi, offre una riflessione profonda sul nostro essere cristiani e credenti in Cristo nella storia di oggi.

Potremmo suddividere la riflessione in tre parti: chi è Dio, chi è l’uomo, cosa fa Dio per l’uomo.

Chi è Dio? Egli si presenta come il “principio di tutto”. La Genesi nel primo versetto usa la stessa espressione, gli antichi Filosofi greci cercavano “l’Archè” il principio da cui tutto ha inizio. Esso è Dio

Possiamo dire che Dio è il principio, il senso delle cose, è la Verità con cui misurare tutte le altre cose, è la Felicità con cui misurare tutte le nostre felicità, è l’ansia di ricerca con cui misurare il nostro desidero di cose belle. Come far si che Dio sia tutto ciò? Cercando i suoi segni, la sua presenza in ogni cosa, anche lontana da Lui, come se tutto parlasse di Lui, trovare in tutto e in tutti i segni di Dio che ci chiamano alla Vita, alla Missione, all’Amore. Cercare la Sua Parola, perchè essa crea, ricrea dopo che l’uomo distrugge, ed in essa confrontarci, interrogarci sulla verità, felicità, desideri.

Nulla di ciò che esiste nell’umano è lontano da Dio perchè “Tutto è stato fatto da Lui…e niente gli è lontano”.

Chi è l’uomo? Il Prologo ad un certo punto, dopo tanta poesia su Dio, smette di parlare di Dio e parla dell’uomo, con l’espressione “Venne un uomo mandato da Dio”. Ci dice che Dio per parlare agli uomini, per interagire con la vita degli uomini, lo fa attraverso altri uomini. Dio sceglie delle storie, non le migliori spesso, per parlare di Amore ad altre storie. La sua storia di Amore si intreccia con la storia degli uomini attraverso storie di uomini. Non è un gioco di parole, è la verità profonda e bella di Dio che riempie di meraviglia la vita dell’uomo, tanto appunto da decidere di farsi uomo perchè la nostra vita prendesse il massimo della dignità.

Cosa fa Dio per l’uomo? Dio ama la sua creatura, Dio ci ama, sempre, anche quando non ci accorgiamo del Suo Amore, quando ci allontaniamo, lo mandiamo via, lo rinneghiamo. Il testo ci dice che Egli venne “Nella sua casa” la storia degli uomini e “la sua gente” noi stessi non lo abbiamo accolto. Eppure non fa marcia indietro, non scappa via. Qui due profonde domande sul come viviamo noi la storia: noi accogliamo Dio, lo vediamo nella storia? Noi accogliamo ed amiamo gli altri nonostante non meritano secondo le nostre logiche?

Qui ci sarebbe da aprire una parentesi profonda sulla pastorale, sul come interagiamo nelle nostre parrocchie, diocesi, con i lontani, come cerchiamo i lontani, come viviamo la relazione verso coloro che non sono della “cerchia”.

Dio ama l’uomo peccatore perchè l’uomo peccatore ami l’altro uomo peccatore, certi che Dio da sempre nuove possibilità. Il testo dice “Non da sangue ma da Dio nasce”, non secondo i parti umani, ma secondo la rinascita in Dio, che è sempre possibile, anche se sei avanti con l’età, anche se la tua vita è piena già di fallimenti, puoi sempre rinascere in Dio, come ricordava il caro Nicodemo sempre nel Vangelo di Giovanni (Cfr Gv3).

Dio allora si fa carne, abita, prende dimora nella storia dell’uomo, per parlare faccia a faccia, ma la sua dimora non è fissa, non regale, non rigida, ma una tenda, capace di muoversi li dove l’uomo necessita, di spostarsi insieme all’uomo, corrergli dietro. E noi? Corriamo dietro i fratelli, portiamo amore ai fratelli li dove hanno bisogno e quando non lo meritano?

“Grazia su grazia”, si chiude cosi il testo, un eccesso di amore riempie la nostra storia. Con Dio che intreccia la nostra storia ogni storia umana non è mai chiusa, finita, fallita, può sempre rinascere, perchè come dirà San Paolo “dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia”.

Nella Prima Lettura del Libro del Siracide si parla della Sapienza che fissa la sua tenda tra gli uomini. La tenda in cui noi troviamo Sapienza, senso perduto, il senso di Dio nel senso perduto umano, il sapore nel nostro non sapore.

Nella Seconda Lettura della Lettera agli Efesini, un testo ripetuto più volte nei vespri, siamo chiamati “predestinati”, cioè da sempre scelti da Dio per stare con Cristo, in Cristo. La vita umana ha dignità oltre misura con Dio.

Qui i testi delle tre letture

VANGELO – Gv 1,1-18

[In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.]
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.]
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.  
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

PRIMA LETTURA – Sir 24,1-2.8-12, NV 24, 1-4.12-16

La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:
“Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti” .
Prima dei secoli, fin dal principio,
egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

SECONDA LETTURA – Ef 1,3-6.15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

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