#25Aprile2021 – ESSENDO GREGGE SCOPRI CHI SEI, CON LA CUSTODIA DEL PASTORE – (4a Domenica di Pasqua/B)

A cura di Massimiliano Arena
Tra essere gregge ed il Buon Pastore c’è la storia della nostra vita.
Qui il video commento di approfondimento
Essere gregge
L’immagine dell’umanità come gregge, come gruppo, come Comunità, la tramandiamo sempre. Ma proviamo a capire un aspetto di questo essere “gregge”. Stiamo riflettendo in queste Domeniche sul senso dell’essere Comunità. Oggi possiamo aggiungere questa consapevolezza: solo nel gregge scopri chi sei.
La Domenica 4a è sempre la Domenica del Buon Pastore, dedicata alla Giornata Mondiale delle Vocazioni. Scoprire la propria vocazione è scoprire chi sei, a cosa è destinata la tua vita, quale è la tua missione. Come si fa a scoprirla? Stando nel gregge, vivendo la Comunità, le relazioni. Da soli non si vive la fede e da soli non si scopre la vita. Solo se viviamo la Comunità, ci mettiamo in gioco, doniamo noi stessi, ci lasciamo mettere in crisi nelle cose, nella relazionalità, socialità, partecipazione, allora scopriamo chi siamo e possiamo sentire dentro a cosa siamo chiamati. La Comunità può essere la propria famiglia, il proprio condominio, il proprio quartiere, la Città. La Comunità può essere il tuo posto di lavoro, le relazioni tra colleghi, spesso scomode. La Comunità può essere la Parrocchia, l’Associazione. In ogni aspetto occorre “stare nel gregge”, condividere, relazionarsi, mettersi in gioco.
Non priviamoci di fare esperienze, solo nelle esperienze reali cresciamo.
E se sbagliamo? Compiamo errori.
Il Pastore che guida
Qui entra il gioco il Buon Pastore, o meglio il “Bel Pastore”. Lui è la guida e lo è per due motivi: le pecore conoscono la voce e perchè è capace di dare la vita per le pecore.
Si noi conosciamo la Sua Voce, la sentiamo in noi, anche quando stiamo sbagliando, ne percepiamo lo smarrimento, ma la nostra fragilità spesso non ci impedisce di farlo. Ma conosciamo la Sua Voce anche quando ci richiama a se e vuole ancora investire su di noi. Dobbiamo riscoprire, riaccordare il cuore a questa voce. Il Bel Pastore ci insegue, ci cerca, anche quando sbagliamo la strada cella scoperta di noi, ci facciamo e facciamo del male, ci insegue per dirci che è possibile cambiare strada, ritrovarne un’altra trasformando quel fallimento in una esperienza di crescita, di approfondimento, di consapevolezza per non commettere altri errori.
Egli da la vita per le pecore a differenza del mercenario. Ai mercenari dobbiamo sempre pagare un pegno, una quota che ci toglie dignità. Cristo ci ama per non toglierci mai nulla, ma aumentare la nostra dignità in una vita migliore, di qualità superiore, rinata, illuminata.
Uno sguardo alla prima lettura ( Atti 4, 8-12)
Gesù è definito come la “pietra scartata dai costruttori che è divenuta la pietra d’angolo”. Quante volte ci siamo sentiti pietre scartate nella nostra vita? Quanti fallimenti ci hanno buttato fuori che non ci sentivamo più in grado di fare nulla? Gesù stesso ha vissuto ciò, ha vissuto lo “scartamento”. Ma Lui stesso, il Bel Pastore, prendi i nostri scarti e ci fa meraviglie.
Uno sguardo alla seconda lettura (1 Giovanni 3, 1-2)
Siamo figli di Dio, che grande dignità, che grande meraviglia. Questo è essere gregge, avere la consapevolezza di far parte dell’umanità ed essere amati da Lui, sentire questo amore sul collo, certi di non perderci mai se ci volgiamo, nonostante errori e fallimenti, a questo sguardo di amore.
Ecco i testi delle letture
VANGELO – Giovanni 10, 11-18
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
PRIMA LETTURA – Atti 4, 8-12
In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».
SECONDA LETTURA – 1 Giovanni 3, 1-2
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.