#06Giugno2021 – UN DIO CHE SI FA AMORE ATTRAVERSO I CINQUE SENSI – (Corpus Domini/B)

A cura di Massimiliano Arena

Ecco il video di approfondimento sulle letture di oggi

LA FESTA DI UN DIO CON IL CORPO

Che meraviglia il Cristianesimo, siamo l’unica religione in cui Dio ha un corpo, non parliamo di un “Dio idea”, di un “Dio legge”, di un “Dio morale”, di un “Dio invibile”, ma un Dio che si è fatto carne, ha assunto un corpo per insergnarci a vivere da uomini.

Un Dio che ha assunto un corpo in una storia umana per dare senso alla storia umana.

un Dio che ha assunto un corpo per farci capire che è con il corpo che si vive la rivoluzione dell’Amore.

La festa di oggi per questo è fortemente connessa al Natale in cui meditiamo il farsi corpo di Dio e fortemente connessa al Giovedì Santo in cui mettiamo al centro l’Eucaristia

EUCARISTICA: L’AMORE CONSACRA LA FRAGILITA’

Dio, l’eccelso, si fa uomo, si fa corpo consacrando la fragilità umana. Si fa Eucaristica scegliendo il simbolo di pochi grammi di farina e acqua.

Dio consacra la piccolezza umana, la fragilità umana e rende tutto ciò che siamo sua presenza di Amore.

Tutto ciò che siamo e abbiamo possiamo convertirlo a Lui, consacrarlo a Lui, perchè diventi strumento di rivoluzione di Amore.

DIO CONSACRA I CINQUE SENSI UMANI

Dio che si fa corpo e si fa presenza di Amore con il corpo di insegna a vivere i nostri cinque sensi donandoli e consacrandoli a Lui.

Si ama guardando, con purezza, scrutando la presenza di Dio in ogni cosa e persona, tirando fuori la presenza di Dio anche da ogni cosa più buia.

Si ama con le mani, toccando, facendosi carico, donando carezze perchè Dio si fa presente in noi ad altri fratelli.

Si ama con le parole che diciamo che possano essere sempre di benedizione e costruttive, anche sulle fragilità dei fratelli.

Si ama anche con i silenzi, con la presenza accanto senza parole, alcune volte trattenendo le parole negative.

Si ama col corpo che si fa affettiva e sessualità. Quante fragilità viviamo in merito, spesso non dando giusto valore a questo meraviglioso dono di Dio del Corpo.

Ci aiuti Cristo ad adorare, mangiare, il Suo Corpo…per rendere il nostro Corpo, la nostra affettività, i nostri cinque sensi, strumenti di Amore.

UNO SGUARDO ALLA PRIMA LETTURA – Es 24,3-8

Noi non abbiamo più solo il Dio che si fa legge, che chiede precetti da osservare. Abbiamo il Dio che si fa dialogo, che insegna a vivere vivendo. L’uomo vive i comandamenti alla luce del comandamento di Cristo dell’Amore, che ha dimostrato a fatti e parole.

UNO SGUARDO ALLA SECONDA LETTURAEb 9,11-15

Ci dono Dio lo sguardo della stanza al piano superiore, per guardare le cose con lo sguardo dell’Amore con cui Lui le guarda, per riempire le nostre fragilità con la tenerezza che solo guardando dall’alto, sopra le cose umane, è possibile. Da quella stanza al piano superiore dell’ultima cena tutto può ricominciare.

Ecco i testi delle letture.

VANGELO- Mc 14,12-16.22-26

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».

I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

PRIMA LETTURA – Es 24,3-8

In quei giorni, Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!».
Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore.
Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto».
Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».

SECONDA LETTURA – Eb 9,11-15

Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.
Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.

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