#01Agosto2021 – CHE SIGNIFICA CHE CRISTO DIVENTA L’ESSENZIALE? – (18ma Tempo Ordinario/B)

GESU’ RICERCATO
Si, la folla cercava Gesù, non poteva farne a meno, lo cercava con desiderio di ascoltarlo, raccontargli la propria vita. In fondo uno che guariva i malati, che risorgeva i morti, che aveva sempre parole di speranza, forza, rinnovamento, era affascinante. Forse non tutti lo cercavano per fede, magari lo cercavano per interessi personali, per ottenere qualcosa…ma in fondo lo cercavano.
Anche oggi Gesù è e resta il personaggio più affascinante e contestato della storia. In tanti, studiosi, filosofi, artisti, si sono ispirati a Lui, hanno discusso su Lui, pur dicendo di non credere.
La gente, dice il testo del Vangelo, lo cerca quasi preoccupata dicendo “quando sei venuto qui?”. Proviamo a chiederci noi quando lo abbiamo cercato? In che modo? Abbiamo mai sentito in noi davvero il desiderio di cercarlo per qualsiasi motivo (buono o sbagliato che sia). La domanda è rivolta anche a chi prega ogni giorno, è impegnato magari in attività. Oltre le pratiche solite chiediamo se abbiamo mai sentito davvero il bisogno di incontrare Lui, far entrare in profonda relazione la nostra vita con la Sua.
Lui è qui, pronto ad accoglierti, avvolgerti, asciugare il tuo pianto, ascoltare la tua storia piena di dubbi. Se hai mai desiderato anche solo una volta cercarlo a fondo, lasciati trovare ora da Lui.
ACCOGLIERE GESU’
Dal cercarlo all’accoglierlo, è questo il percorso del discepolo. Una parola che non deve farci paura, non stiamo parlando di truppe o di chissà quali impegni.
Gesù chiede di diventare discepoli, cioè persone aperte ad un cammino, capaci di porsi delle domande, capaci di rimettere sempre tutto in gioco nella vita.
Essere discepoli significa accogliere Cristo nella concretezza della propria vita, cioè cominciare a vivere ponendosi delle domande relative alla vita di Gesù. Il discepolo vive cercando di interrogare la sua vita alla luce della vita del Maestro.
Lo dice Gesù “Questa è l’opera di Dio: che crediato in Colui che ha mandato”. Ed è Lui il mandato, Colui in cui credere e credere significa far diventare la vita di Cristo, il Suo essere, le Sue azioni, concretezza di vita.
Accogliere Cristo, essere discepoli, non significa essere immuni dal compiere errori, non significa essere perfetti, non essere più fragili. Significa saper abitare la propria umanità, le proprie fragilità, i propri fallimenti con delle domande, chiedendosi continuamente cosa mettere in crisi, cosa cambiare, cosa tagliare, cosa mandare avanti, chiedendosi cosa avrebbe fatto, pensato, voluto Cristo in questi momenti concreti.
DURI A CAPIRE PERCHE’ ATTACCATI ALLE COSE CONCRETE
I discepoli mettono in difficoltà Gesù, sono attaccati alla concretezza della vita, ed è anche giusto, e si rifanno all’episodio di Mosè. Hanno avuto fame e hanno avuto la manna. Tu cosa ci dai o Cristo?
Cosa ci dai Cristo nelle nostre vite concrete perse dal Covid? Cosa ci dai o Cristo nei nostri fallimenti quando cerchiamo un senso alle cose senza trovarlo? Cosa ci dai o Cristo quando le immanenze della vita producono un peso insopportabile da portare?
Gesù ci spinge ad allontanarci un pò da questa immanente concretezza per guardare da altre angolazioni le cose. Lui si fa cibo, non materiale come la manna nel deserto, ma spirituale, attraverso i simboli del pane.
Non è una soluzione astratta, Gesù vuole farci andare oltre l’immanenza delle cose concrete che ci schiacciano e fanno perdere le forze per far diventare Lui cibo, cioè appunto confrontare in Lui, con uno sguardo oltre, libero, più profondo le cose. Profondo perchè capace di vedere oltre ciò che appare. Libero di scegliere dove tagliare, dove investire, libero di pensare, di cercare la sapienza, il sapore delle cose che ci fanno star meglio.
SAZIACI SIGNORE
Aiutaci Signore in questa concreta e faticosa vita a cercare in Te le domande per guardare le cose da altre prospettive, altre e più alte prospettive per evitare di soccombere, romperci, spezzarci, per la nostra fragilità.
UNO SGAURDO ALLA PRIMA LETTURA
Anche il popolo nel deserto sfida Dio, necessita di cose concrete, ha fame, ed è tentato a tornare indietro, ricadere nelle trappole della schiavitù. Spesso per bisogno, per debolezza, ricadiamo sempre nei soliti errori. In Cristo possiamo trovare la fonte, la forza, per avere il coraggio di andare oltre, desiderare di più, desiderare (usando l’immagine) un cibo oltre che ci soddisfa e sazia, perchè valiamo di più
UNO SGUARDO ALLA SECONDA LETTURA
Qualsiasi errore tu abbia commesso, da qualsiasi storia provieni in Cristo, nuovo cibo, puoi saziare ancora la tua fame di novità. Cristo invita ad alzarsi, a non guardare più al passato, a liberarti di ogni senso di colpa, per interrogarti ancora in Lui sul cammino della vita, sulla Luce ancora da vivere e donare.
Ecco i testi delle letture
VANGELO Gv 6,24-35
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
PRIMA LETTURA – Es 16,2-4.12-15
In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne.
Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».
Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”».
La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo».
SECONDA LETTURA – Ef 4,17.20-24
Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri.
Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.