#18Agosto2021 – FIDUCIA, IN OGNI ORA E STORIA – (Mercoledì 20ma Tempo Ordinario)

A cura di Massimiliano Arena
Il racconto di oggi nasconde una descrizione dei danni che possono fare invidia e non misericordia. Due dannosi elementi che possono insidiarsi nelle nostre comunità di ogni genere.
Il testo parla del lavoro nella vigna del Signore. Proviamo ad applicarlo all’oggi. Potrebbe parlare di parrocchie, associazioni, gruppi di lavoro in azione nelle proprie attività e di “operai” (operatori) chiamati a lavorare in essa.
Ed ecco che abbiamo il lavoratore che inizia all’alba, come quello che dà la sua disponibilità con piena precisione e sta li preciso ed impeccabile da anni.
Poi arriva l’operaio a metà giornata, si inserisce a lavoro fatto, come quello che sta in una comunità, è presente in maniera importante ma con tanti limiti magari, con pezzi che gli mancano.
Poi arriva quello che fa solo l’ultima ora di lavoro perchè perso ed impegnato in altro, come l’ultimo arrivato che deve ancora impegnarsi e non vanto un bel passato.
Chi può giudicare cosa? Gli operari tra loro? Assolutamente no, Gesù è chiaro.
Chi guida la Comunità? Un presidente di associazione, un Parroco? Neanche, può solo organizzare le cose alla luce del Vangelo, della Parola di Cristo stesso.
Solo Cristo può giudicare e non giudica, cerca di prendere il buono, sempre e comunque, in ogni azione ed in ogni ora.
Ma la domanda più profonda è cosa spinge al giudizio? Sono l’invidia e la non misericordia. L’invidia di altri che magari fanno di più, fanno meglio, o sono più in vista, oppure l’invidia di ciò che altri sono. La non misericordia peggio dell’invidia nel non riuscire a guardare gli altri oltre i loro errori ergendosi sempre a migliori.
In Comunità se uno lavora sempre e preciso e altri lavorano meno o con mille peccati e fragilità, nessuno può giudicare. Impariamo da Dio che accoglie, si fida, in ogni situazione e ad ogni ora.
Ecco il testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».