#03Settembre2021 – RINNOVATI, SEMPRE – (Venerdì 22ma Tempo Ordinario)

A cura di Massimiliano Arena
I discepoli di Gesù sono criticati perchè fuori da alcune regole, e Gesù risponde insegnando.
Perchè questi discepoli non fatto le cose come gli altri Ebrei? Perchè non rispettano il digiuno?
Che senso aveva il digiuno ebraico?
Parliamo di un digiuno di penitenza e purificazione, differente dal digiuno cristiano mirato maggiormente sulla penitenza che apre alla carità, all’elemosina verso il fratello.
Noi cristiani non siamo chiamati alla tristezza, ma alla gioia, anche dopo la sofferenza, il dolore, anche dopo il peccato, dopo le ferite del peccato.
La gioia cristiana non è evanescenza, ma è una maturazione, una consapevolezza, spesso è anche una tristezza maturata e superata, riempita di Dio, del Sul nuovo sguardo, di nuovi traguardi da raggiungere in Dio.
Siamo chiamati continuamente al cambiamento, al vivere in Cristo sempre visione rinnovata della vita, non affossata nel dolore e nella negatività.
Bellissima espressione di Gesù nel dire che non può andare un vestito nuovo su un vestito vecchio. Un chiaro invito al cambiamento, al continuo rinnovamento in Cristo. Non possiamo essere statiti, non possiamo fermarci e abbandonarci a ferite, lamenti, sensi di colpa.
In Cristo occorre rinnovarsi ed andare avanti.
Ecco il testo del Vangelo
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».