#17Ottobre2021 – CRISTIANESIMO E SOCIETA’: FATICA E PASSIONE – (29ma Domenica del Tempo Ordinario/B)

A cura di Massimiliano Arena

Qui il video commento di approfondimento alle letture del giorno

Qui il commento scritto

NIENTE ROSE E FIORI

Il Cristianesimo non è affatto rose e fiori, non è affatto religione del tutto va bene e tutto gioioso, è la religione della gioia si, ma quella maturata, costruita, raggiunta nella fatica e nella concretezza dell’amore. Gesù fa un discorso a questi fratelli sul battesimo e sul calice da bere. Sta parlando dell’inizio della sua missione e della dolorosa passione che deve affrontare. E’ parte unica e fondamentale del percorso dell’essere cristiani, lo stare nella concretezza della vita, fedeli fino alla fine, anche nella Croce, anche li dove chiede impegno e passione che costa.

IMPEGNO E PASSIONE

Questo sta chiedendo Gesù. Guardiamoci intorno oggi, di cosa ha bisogno la nostra società? Di quali mali è afflitta la nostra società?

Di tanti diremmo, ma forse al centro c’è sicuramente tanto egoismo, indifferenza, superficialità. E’ un mondo che necessità appunto di impegno, di capacità di darsi da fare per se e per gli altri, costruire in maniera amorevole e fraterna, oltre gli interessi di parte. E’ un mondo che necessita di passione, di capacità di metterci cuore fino alla fine nelle cose, anche se costa fatica.

SE GOVERNI RICORDATI CHE SEI AL SERVIZIO

Un bel monito in periodo di piene campagne elettorali, fresche elezioni o ballottaggi. Ma non si governa solo da politici. Ciascuno di noi ha ruoli di “governo” e responsabilità in qualsiasi status si trova nella propria vita. La rivoluzione è sempre ribaltare la visione: dal potere al servizio.

San Paolo presenta due termini nei suoi scritti per dire servo, o meglio è la maturazione di un termine della cultura dell’epoca nella cultura cristiana. Servo si diceva doulos che era colui che sta in una condizione di sottomissione, una condizione subita generata da chi è sopra. Il nuovo testamento per dire servo conierà il termine diakonos, cioè colui che sceglie liberamente e per amore di servire.

Ciascuno di noi ha un suo posto di governo e responsabilità nella condizione e nel posto in cui è, ciascuno, tutti. Ci tocca ribaltare la situazione è accettare che avere responsabilità è mettersi al servizio.

LO STILE AMOREVOLE

Mi colpisce lo stile con cui Gesù richiama i discepoli. Prima i figli di Zebedeo, poi gli altri dieci che ascoltavamo. In entrambi i casi Gesù parte da una loro storpiatura, difetto, cattiva visione delle cose per evangelizzare, catechizzare a qualcosa di più profondo e bello. Ma non lo fa rimproverando, mai. Gesù sta accanto, ascolta, entra nelle ragioni profondo, ragiona con loro per portarli a maturazione. Nei nostri ruoli sugli altri non usiamo mai superbia, arroganza, voglia di fare i maestrini, ma sempre capacità di amore, di stare accanto, accompagnare.

UNO SGUARDO ALLA PRIMA LETTURA – Dal dolore sboccia bellezza

E’ una delle profezie sul Servo Sofferente (Gesù) di Isaia. Sottolinea più volte come dopo la sofferenza sboccia sempre bellezza. E’ questa la nostra fede, la fede nella Resurrezione. Nulla è mai finito, nulla ha l’ultima parola, per il discepolo di Cristo c’è sempre una rinascita.

UNO SGUARDO ALLA SECONDA LETTURA – Lui ci apre la strada

In questa lotta di fatica e passione nel mondo non siamo soli, non siamo alla sbaraglio, ma Cristo ci è maestro, Lui sommo sacerdote è accanto a noi, o meglio avanti a noi ad aprirci la strada, a dirci come si fa, ad offrire se stesso per noi. Accostiamo a Lui con fiducia, a Lui nostro modello.

I testi delle letture

VANGELO – Mc 10,35-45

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

PRIMA LETTURA – Is 53,10-11

Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

SECONDA LETTURA – Eb 4,14-16

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

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