#04Febbraio2022 – LIMPIDI COME ACQUA – (Venerdì 4a Tempo Ordinario)

Il Vangelo ci ha parlato di missione ieri, di essere capaci di essere portatori di questo messaggio di luce e di pace. Mettere al centro oggi personaggi come Erode, Erodiade e sua figlia ci fa riflettere sul rischio opposto alla luce.

Per essere veri annunciatori e portatori della luce dobbiamo essere limpidi come acqua.

I tre personaggi del Vangelo di oggi, oltre Giovanni Battista, dimostrano poca limpidezza.

Erode non è capace di fare delle scelte, si lascia condizionare dalle scelte di altri, è senza capacità di decisione, senza dignità, è un uomo di potere, chiamato a grandi responsabilità, ma dimostra di non essere in grado di prendere alcuna decisione. Le vere decisioni si prendono con cuore libero e limpido.

Erodiade ha paura della verità, sa di essere nell’errore e non vuole che ciò emerga, venga sottolineato, allora attacca con violenza ma preferisce restare nel buio, tenere parti nascoste.

La figlia di Erodiade non ha neanche un nome, manca totalmente di personalità e dignità, capacità di scelta facendo scegliere per lei la madre, donna del buio e della manipolazione.

Il Vangelo ci porta alla Verità di noi che è chiarezza sulla verità di noi stessi. Occorre coraggio e personalità per ammettere la verità di se stessi, errore e sbagli compresi, nella serenità, certi di poter camminare verso il miglioramento. Se ciò non si accetta si cede nella violenza verso se stessi e gli altri, si genera frustrazione che porta ad attaccare gli errori altrui per non voler guardare i propri.

Se non affronti la tua fragilità fino in fondo, senza vergognarti, non sarai mai limpido e genererai sempre fango che soffocherà te e gli altri.

Giovanni Battista si presenza invece rude e libero, semplice ma carico della sua dignità.

Oggi c’è bisogno fortemente nella società, nella Chiesa, di uomini e donne dal cuore libero e limpido, che non temono si sporcarsi le mani nella Verità, nell’impegno, nel sacrificio della condivisione.

Ecco il testo del Vangelo.

Mc 6,14-29

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

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