#06Febbraio2022 – MISERICORDIA E COMUNIONE SALVERANNO LA COMUNITA’ DI CRISTO – (5a Domenica del Tempo Ordinario/C)

IL MONDO HA BISOGNO DI CRISTO

Apre con una presa di consapevolezza stupenda il brano evangelico di questa Domenica: tanta folla è attorno a Gesù (letteralmente lo soffoca) e non per i suoi miracoli, per un tornaconto, ma perchè vogliono “ascoltare la sua parola” dice letteralmente il testo.

Potremmo dire che ciò era vero con Gesù vivo che attira attenzione e stupiva, oggi non è cosi. Ciò non è vero, perchè anche oggi, in mezzo alle vicende del mondo, in mezzo ai pesi di angoscia esistenziali dei mali nel mondo, nelle storie personali di ciascuno, ancora oggi, tanta gente cerca Dio e vuole sentire una bella parola di salvezza, guarigione e speranza.

Spesso invece trova parole pesanti, di giudizio, di disperazione e poco amore.

IL FALLIMENTO DELL’OPERA DEI DISCEPOLI

E’ una constatazione di oggi: perchè Cristo attirava tanta folla e c’era tanto entusiasmo e le Comunità di oggi sono spesso svuotate e i pochi che ci sono sono scarichi di entusiasmo?

Forse perchè si è dimenticata la potenza del messaggio iniziale che era annuncio di gioia, di salvezza, speranza per la vita degli uomini e ci si è concentrati nel tempo (nel corso della storia) più sui ritualismi, sui moralismi, sulla forza estetica che garantisse un essere cristiani ed essere comunità da perfezione.

Questo stile ha generato certamente frustrazione in molti poichè l’uomo fa sempre i conti con la sua fragilità poi e così si è iniziato a dividersi tra i peccatori non meritevoli e giudicati e tra coloro che continuavamo a detenere la perfezione che giudicano e magari nascondono le proprie fragilità.

Ovviamente, per grazia di Dio, abbiamo anche tanti cristiani, tanti pastori, tante comunità dove questo non avviene, dove il messaggio di Cristo è ancora amore condiviso e donato e ne ringraziamo il Signore.

In fondo però questa parte di fallimento trova posto anche in questa pagina di Vangelo: Pietro e gli altri hanno faticato tutta la notte ma fallendo nel loro mestiere, nella pesca.

GESU’ INSEGNA E FA GETTERA ANCORA LE RETI

Gesù sale sulla barca di Pietro, sulla barca di questo fallimento e insegna (Catechizza letteralmente dal greco) ciò spiega il suo messaggio, cuore a cuore, e poi dice di prendere il largo e gettare le reti. Due verbi nella forma aoristo, in azioni che iniziano e non finiscono.

Gesù chiede ai suoi discepoli, a noi oggi, di avere ancora il coraggio di tornare all’azione, di uscire nel mondo per evangelizzare (prendere il largo) e pescare (cercare uomini assetati di Dio), ma farlo a due condizioni: dopo aver ascoltato la sua Parola e sulla sua Parola.

Ascoltare non per imparare, ma per assimilare, verificare se la nostra azione pastorale è sulla sua Parola. Quante volte come comunità cristiana nei nostri incontri, nelle nostre scelte pastorali verifichiamo se ciò che stiamo facendo è conforme al Vangelo, rispecchia il cuore carico di misericordia di Cristo?

Sulla sua Parola, cioè capaci di rifondare, rifare le cose con stile diverso, sempre nuovo, sempre capaci di rimetterci in discussione e camminare nella storia degli uomini, accarezzarne la fragilità, amarla come faceva Gesù.

E poi la comunione. Dopo aver pescato “sulla sua Parola” Pietro si riempie di pesci, torna la folla come per Gesù. Pietro non riesce da solo e gli altri lo vanno ad aiutare.

La Chiesa non può funzionare con pochi che si credono addetti e perfetti ai lavori, ha bisogno di tutti, anche dei meno meritevoli, per portare con verità, con passione, con storie di vita vere, cosa voglia dire che Dio ama tutti.

MISERICORDIA E COMUNIONE COME ANTIDOTO

Oggi dobbiamo riprendere questi due stili, unico stile che viene dal sentirci amati da Cristo.

La Comunità è fatta di membri che nella loro singola storia devono sentirsi profondamente amati da Cristo nella loro unicità fatta di bellezze, fortezze e fragilità e mettere a disposizione della Comunità questa storia. Solo così sentiranno il bisogno di cercare gli altri, anche fragili come loro, per amarli, per amare insieme, per costruire insieme bisognosi ciascuno degli altri.

Solo così la Comunità non sarà elitaria, non escluderà, non sarà noiosa, ma sarà ricercata perchè oasi di amore in cui ciascuno può sentire che può migliorare, crescere, sostenuto da tutti.

Senti che Cristo sta salendo sulla barca dei tuoi fallimenti, non vegognarti dei tuoi fallimenti perchè sei vero uomo. Lascia salire Cristo, lasciati mettere in discussione, interrogati dentro alla luce della Sua Parola per riprovarci ancora e cosi sarai discepoli amato che può amare, potrà correre a sostenere altre barche in affondamento. Così si è Comunità di Cristo oggi, di amati che amano, così la Comunità di Cristo sarà ricercata con gioia.

UNO SGUARDO ALLA PRIMA LETTURA

Isaia non si sentiva degno perchè pieno di peccati. Dio non lo scarta, lo purifica. Nessuno di noi deve sentirsi indegno di poter operare in nome di Cristo, ma chieda a Cristo un cammino di purificazione perchè poi possa essere un peccatore amato e guarito, capace di amare e guarire altri peccatori.

UNO SGUARDO ALLA SECONDA LETTURA

Nella Comunità si condivide il pane, si diventa “com-pagni”. Questo è il bello, che tutti abbiamo bisogni e ferite di questi bisogni, ma si condivide la medicina insieme che è appunto il pane di Cristo, l’Amore di Cristo.

ECCO I TESTI DELLE LETTURE

Lc 5,1-11

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.

Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

PRIMA LETTURA – Is 6,1-2.3-8

Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che dice
va: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

SECONDA LETTURA – 1Cor 15,1-11

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture

e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

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