#09Marzo2022 – UN SEGNO DI SERIETA’ – (Mercoledì 1a di Quaresima)

Gli uomini cercano sempre un segno, uno stimolo per fare sul serio.
Abbiamo parlato di amore a Dio ed ai fratelli nei giorni scorsi. Discorso semplice ma faticoso, che passa nella concretezza della vita fatta di tanti piccoli passaggi, realtà, difficoltà che rendono davvero complicato il vivere da figli di Dio e sopratutto da fratelli che amano gli altri.
Cerchiamo tutti un segno, siamo sempre alla ricerca del sensazionale. Nella fede specialmente ricerchiamo spesso segni, vantiamo forse di averne noi, cerchiamo santuari, eventi, apparizioni.
Gesù richiama il segno di Giona per richiamare al suo segno, alla sua vita che sta per essere donata, alla Croce che diventerà segno di ogni cosa.
La croce, la Passione di Cristo, è segno di serietà. Di quale segno sensazionale abbiamo ancora bisogno per capire che siamo amati da un Dio che è capace di fare fino in fondo sul serio.
Quale segno ancora sensazionale per capire che l’amore che questo Dio chiede di vivere è senza filtri, senza se e senza ma.
Un segno di serietà e concretezza la Croce che ci dice che essere discepoli è cosa seria, che passa nella concreta vita fatta di mille fatiche e mille rinunce, perchè i veri discepoli sanno scegliere le priorità necessarie e le priorità si scelgono per amore. Ogni no detto a qualcosa per serietà è mosso da un si detto per amore a qualcosa di più serio e prezioso.
ECCO I TESTI DELLE LETTURE
VANGELO – Lc 11,29-32
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
PRIMA LETTURA – Gio 3,1-10
In quel tempo, fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Nìnive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Nìnive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e animali si coprano di sacco e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!».
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.