#17Marzo2022 – PRENDITI CURA DI TE – (Giovedì 2a di Quaresima)

Due storie che si contrappongono, Lazzaro (povero) e l’anonimo ricco.

L’anonimo ricco rivestito di abiti pregiati (porpora) e Lazzaro (con un nome) rivestito di piaghe.

Anonimo ricco forse perchè chiunque possa riconoscersi in lui, sentirsi interpellato.

Anonimo forse perchè apparentemente cosi potente, rivestito di preziosità, ma senza identità, un uomo svuotato, privo di senso e pieno di paure. Difatti entra in “crisi” in “ansia” nel racconto e chiede che vengano salvati i fratelli, come a riparare alla sua storia.

Lazzaro, con storia ed identità. Una storia forse ferita perchè pieno di piaghe, ma persona vera, sincera, schietta. Gode della scelta di coerenza fatta nella sua vita.

Alla paura del ricco di salvare i suoi fratelli viene detto che “hanno già la legge ed i profeti”.

Li abbiamo anche noi, che preziosità!

Il ricco si curava dell’esterno della sua vita, non fare figuracce, mostrare il suo potere. Non si prendeva cura di se ma della sua immagine.

Lazzaro nella semplicità si prendeva cura delle sue ferite.

Il Vangelo ci fa confidare in Dio e non nell’uomo. Dio salva, l’uomo diventa strumento di salvezza se segue Dio, altrimenti strumento di morte e dolore.

ECCO I TESTI DELLE LETTURE

VANGELO – Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno
il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

PRIMA LETTURA- Ger 17,5-10

Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamerisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,

nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti.
Niente è più infido del cuore
e difficilmente guarisce!
Chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente
e saggio i cuori,
per dare a ciascuno secondo la sua condotta,
secondo il frutto delle sue azio
ni».

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