#24Aprile2022 – FEDE, DUBBI, FERITE – (2a Domenica di Pasqua/C)

Come ogni Domenica dopo Pasqua torna il personaggio di Tommaso. Cosi simile a noi, cosi coraggioso di parlare al posto di tutti.
MA SI PUO’ ANCORA CREDERE?
Certo non doveva essere facile per i discepoli credere ancora, conservare nel cuore profondamente la fede genuina come all’inizio. L’avevo visto morire, fallire, il loro Maestro. Si, si diceva Risorto, l’avevano sentire raccontare dai presenti, ma le domande, lo smarrimento erano tanti.
Erano chiusi nel cenacolo per paura.
Tommaso ne è solo il portavoce, anzi forse Tommaso è il portavoce di secoli di storia di uomini, di credenti smarriti e sfiduciati.
Lo siamo anche noi ora. Vogliamo credere ma come si fa a credere in mezzo alle ferite e difficoltà della vita che tutti viviamo, o in mezzo alle piaghe di fragilità sociali in cui siamo immersi?.
Come si fa a credere in un mondo che conta migliaa di migliaia di vittime in due anni per un virus invisibile e per una guerra fuori da ogni logica.
E’ davvero difficile credere in un contesto cosi. Eppure il Risorto è lì, è ora qui con noi e ripete allora come oggi “Pace a voi”.
TOMMASO VUOLE VEDERE
Lui non ci crede, lui prende la parola Tommaso, non ci sta a fare il pauroso. Lui non si fida, non ‘cera, e vuole vedere, vuole toccare, vuole capire se davvero è possibile che quel ferito e martoriato corpo di Gesù è ora quello del Risorto.
Vuole mettere le mani nelle ferite, toccarle. Quasi che Tommaso ha bisogno di rendersi conto della sofferenza di Cristo per capire la sua Resurrezione.
E se quello di Tommaso non fosse un vero dubbio? Se fosse invece una chiave di lettura, di visione.
Non si capisce la Resurrezione se non guardandola dalla ferite.
LE FERITE APRONO ALLA RESURREZIONE
Ogni uomo è destinato a morire. Un corpo maltrattato e percosso come quello di Gesù aveva la morte certa. Eppure Gesù ribalta, sconvolge, cambia l’ordine delle cose. Un ferito martoriato all’estremo, morto, risorge.
Appare ai suoi e mostra le mani. Ritorna e dice a Tommaso “metti qui le tue mani” nelle sue ferite.
Se vogliamo capire la Resurrezione non dobbiamo fuggire dalle ferite, dalla sofferenze che abbiamo, che sono intorno a noi, che attanagliano la società. Dobbiamo entrarci dentro, toccarle con mano, viverle, condividerle.
Dobbiamo provare passione, far vibrare il cuore, indignarci e lottare per quelle ferite.
In esse vediamo la Resurrezione, le ferite rievoocano la Resurrezione.
Cristo ferito si mostra Risorto perchè può nelle ferite dell’uomo e del mondo far uscire ancora luce.
FERITE E MISERICORDIA
Allora è vero che è difficile credere oggi nelle mille ferite del mondo e della storia, ma noi cristiano proprio vivendo le ferite nostre con Misericordia ed amando, stando accanto alle ferite dei fratelli con Misericordia, facciamo vedere che Dio c’è, che Cristo c’è. Cristo ha sofferto ed è per questo accanto ad ogni uomo che oggi soffre e manda te, me, noi ad essere accanto a chi soffre, essere amore, misericordia.
Mostra le tue ferite, amati. Guarda le ferite dei fratelli, della storia, amale e vedrai il Risorto.
UNO SGUARDO ALLA PRIMA LETTURA
Portavano malati agli Apostoli. Portavano storie ferite e cariche di disperazione. Il solo passaggio degli Apostoli, il loro farsi accanto a queste storie, portava guarigione.
Questa è la missione della Chiesa, di noi cristiani, passare accanto alle ferite.
UNO SGUARDO ALLA SECONDA LETTURA
Cristo Risorto, inizio e fine della storia, Lui solo e nelle sue sole ferite possiamo rileggere la storia umana, le ferite umane ed attingere amore necessario per curarci con Misericordia e curare gli altri con Misericordia.
ECCO I TESTI DI OGGI
VANGELO – Gv 20,19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
PRIMA LETTURA – At 5,12-16
Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.
Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.
SECONDA LETTURA – Ap 1,9-11.12-13.17-19
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese».
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».