#10Maggio2022 – CHIUDERE LE ORECCHIE – (Martedì 4a di Pasqua)

Gesù è il Buon Pastore che parla e le sue pecore (noi) conoscono la voce. Ma se non vogliono ascoltarla?
Dio lascia sempre la libertà a noi sui figli.
Un conto è sentire, un conto è ascoltare. Nella Bibbia c’è più una profonda distinzione sul “vedere”. Un conto è vedere un conto è conoscere inteso come colui che ha vissuto una profonda esperienza.
Cristo è il pastore della voce che attira il cuore delle pecore, ne abbiamo riflettuto domenica.
Ma ovviamento siamo noi a poter scegliere di sentire solamente senza assimilare la bellezza, la fortezza, la solidità di questa voce o ascoltare, farla nostra, far sì che entri nella nostra quotidianità, nelle nostre domande, nel nostro essere più profondo.
Davanti alla scelta della libertà però facciamo tale scelta con consapevolezza che Cristo è Colui che da la vita per le pecore. Chiediamoci quali altri voci sarebbero capaci davvero di dare la vita per noi? Quali persone, idee, mode, personaggi, stili di vita, filosofie sono capaci di dare la vita per noi?
E’ questo coraggio di amore che cambia la voce e rende carica di responsabilità la nostra scelta.
Paolo e Barnaba vivono al persecuzione e la loro testimonianza nella persecuzione permette ad altri di credere.
Ascoltiamo come questo amore ha cambiato la vita di tanti e facciamo la scelta ponderata e vera nella nostra vita.
ECCO I TESTI
VANGELO – Gv 10,22-30
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
PRIMA LETTURA – At 11,19-26
In quei giorni, quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motivo di Stefano erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non proclamavano la Parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore.
Questa notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, e mandarono Bàrnaba ad Antiòchia. Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla considerevole fu aggiunta al Signore.
Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Sàulo: lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.