#11Giugno2022 – UN ANNUNCIO SENZA PAROLE – (Sabato 10a Tempo Ordinario)

Capitolo 10 di Marco, si apre con una richiesta di andare ad annunciare, ma ciò che segue non nomina parole di annuncio ma azioni concrete.
Si apre con l’invito ad andare ad annunciare. E’ ciò che tutti come cristiani, discepoli, vorremo, ma forse sbagliamo spesso il contenuto.
Guardando a questa pagina del Vangelo non ci sono parole dette nell’annuncio, coloro che sono chiamati ad annunciare (i discepoli) non sono mandati a dire cose, ma fare cose: guarire i malati, resuscitare i morti, purificare i lebbrosi, scacciare i demoni.
Si tratta di azioni precise volte a ridare vita, speranza, accarezzare con amore e tenerezza categorie svantaggiate.
Non parole ma azioni concrete di amore, non contenuti ma uno stile che diventa esso stesso contenuto.
Ma non si ferma qui Gesù, ci dono anche lo stile chiaro con cui farlo: la libertà interiore.
Niente pesi e legami che possono generare compromessi con persone, storie, istituzioni. Niente protezioni per toccare con mano la nuda terra delle storie e delle situazioni del mondo, solo se ti toccando con coinvolgimento come discepoli possiamo farci commuovere dentro, muovere a compassione ad annunciare con il nostro intervento di amore.
Qui sta la differenza tra cristiani e discepoli. I cristiani dicono parole, i discepoli vivono un esperienza.
ECCO IL TESTO
Mt 10,7-13
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».