#12Settembre2022 – MA TU VUOI GUARIRE? – Lunedì 24ma Tempo Ordinario)

Dio ci rincorre nelle nostre fragilità e nei nostri smarrimenti, nelle nostre ferite e malattie interiori, questa è la certezza che viene dal Vangelo della Domenica ieri pregato. Ma la domanda oggi ci risuona forte: noi vogliamo guarire?
Il Figliol Prodigo della parabola dice che “rientro in se stesso” e poi si alza e va a cercare perdono.
Anche nel testo di oggi troviamo un centurione, uno non proprio visto bene dai cristiani, che implora guarigione per il figlio a Gesù e Gesù dire pubblicamente che grande è la fede di quest’uomo.
Il Centurione sa di non meritare, o meglio lo crede fortemente, perchè non è cristiano e deve obbedire all’imperatore che è Dio supremo in lotta con i cristiani.
Si percepisce tutta la sua difficoltà, imbarazzo, smarrimento. Ma dice una frase che da allora risuona ogni giorno migliaia di volta in ogni celebrazione….“Di soltando una parola ed io sarò salvato”.
Non ore di catechesi o chissà quanti rosari e messe. Basta davvero una parola di Dio che risuona dentro per cambiare tutto. Ma quella parola, quel brandello di parola necessita di un minimo di orecchio aperto.
Il figliol prodigo e il centurione chiedono perdono e guarigione, ma capita spesso di non volerlo. Alcune volte si vivono situazioni in cui siamo smarriti e feriti e per orgoglio e testardaggine invece diciamo di essere felici e forti.
Occorre volerlo, occorre prendere consapevolezza delle proprie ferite, fragilità e malattie e chiedere di voler guarire, avviare tutto il percorso necessario a questo.
Dio ci ama e ci cerca nelle nostre ferite e fragilità, ma sta a noi non essere testardi, non vestirci da forti e felici e sentiamo che forse necessitiamo di essere guarire. Basta aprirsi e basta una sua parola per avviare un nuovo cammino.
Lc 7,1-10
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.