#02Ottobre2022 – IN COSA RIPONI FIDUCIA? – (27ma Domenica Tempo Ordinario/C)

Oggi la parola al centro è “ fede” che altro non significa che “ fiducia”. Quest’ultima è un termine più laico, più usato, più umano, fede sembra dare più di “bigottismo”, per questo snobbato e si temono i discorsi in merito. Cerchiamo di fare un discorso sulla fiducia.
Vi lancio una domanda: quanti gesti di fiducia facciamo ogni giorno? Risponderei migliaia. Immaginiamo, ogni mattina ti svegli e vai in bagno, ti lavi i denti e chi ti dice che quell’acqua non sia avvelenata? Ti fidi no? È automatico. Vai a fare colazione, ti fidi che sia buona, che non sia avvelenata. Inconsciamente stai facendo un gesto di fiducia, di fede. E cosi pensate e a tutto ciò che facciamo. Il bisogno di fidarci, di fede, è innato in noi, fa parte della nostra natura. Ora alziamo il tono, ritorniamo alla sveglia mattutina, quando siamo ancora a letto, rifaccio una domanda: Per chi o per cosa ti svegli? Per chi o per cosa vale la pena vivere ancora? A chi dare la mia fiducia, oltre i piccoli gesti, a chi darla con consapevolezza non inconsciamente? Questa è una bella domanda.
Può bastare vivere per il proprio lavoro? E se crolla? Succede spesso in questa crisi. Basta vivere per il proprio amore, la propria ragazza/o? E se tradisce? Se si rivela un’altra persona? Basta vivere per lo studio? Forse no. Basta vivere per impegni sociali o ruoli che si hanno? E se vengono meno?
Potremmo fare un elenco enorme, forse per nulla basta davvero vivere. Occorre un piano, un Valore, un progetto più ampio, in cui inserirci qualcosa. Avete mai visto la rugiada? Quelle goccioline d’acqua che bagnano le foglie a prima mattina? Appena arriva il sole si perdono. Le nostre ricerche rischiano di esser cosi, non sono inutili, ma danno solo un momentaneo senso di freschezza e piacere, proprio come la rugiada in prima mattina. Ma appena il giorno, la vita, con il suo carico di cose incalza, tutto svanisce sotto il sole della fatica. Quel fragile senso di appagamento deve trovare posto in un progetto più solido, che coinvolga noi stessi in maniera più ampia, in un investimento più serio del nostro cuore in qualcosa.
Ecco che un progetto più ampio potrebbe essere il progetto di Amore di Dio. Avere Fede (fiducia) in Cristo e nel Suo progetto di Amore.
Un progetto che non crolla mai. Posso cambiare lavoro, relazioni, ruoli, ma il progetto resta li ed io continuo a vivere la dimensione dell’amore e del contribuire in ogni modo e dove a questo progetto.
Calcolando che mai nessun buon cristiano ha spostato le montagne possiamo dire che non c’è fede sulla terra. Ma in realtà di quali montagne parlava Gesù? Ci possono esser dei pesi profondi nella vita che abbiamo bisogno di spostare? Pesi della società come ingiustizie o comportamenti massificati? Ci sono odi, rancori, morti nell’amore che dobbiamo abbattere? La fede chiede impegno, è un progetto di Amore con la “ A” che ti avvolge e deve trasformarti. La fede quel rapporto cuore a cuore con un Padre, sapere che ci ha creati e lo scopo per cui ci ha creati è amare, e ammettere con profonda semplicità, e senza vergogna, che spesso non ne siamo cosi capaci, anzi non riusciamo nemmeno ad amare ed accettare totalmente noi stessi come amare gli altri?
Nel rapporto di fiducia con Lui, di dialogo nel silenzio, di lettura della Sua Parola riscopriamo il suo progetto di amore per noi, in noi, siamo avvolti di passione, tenerezza per noi e da riversare nei bui della nostra vita. Tutto ciò che faremo dopo come impegno per l’amore, la giustizia, l’indignazione per le ingiustizie, la responsabilità di contribuire al bene comune, sarà “ inutile”, non perche non serve, ma nel vero senso “ senza utile”, cioè senza guadagno, senza ricevere nulla, la ricompensa l’abbiamo già: fare ciò per cui siamo creati: amare!
UNO SGUARDO ALLA PRIMA LETTURA
Porta ad una consapevolezza Abacuc: nulla è eterno e non c’è solo il bene. Parla di violenza ricevuta, parla di una fine di un progetto, di un qualcosa.
Per questo salva avere Fede nel progetto di Cristo, essere servi senza utile, questo ci apre a donare amore oltre la violenza, a dare contributi ancora oltre il crollo delle cose.
UNO SGUARDO ALLA SECONDA LETTURA
Tenere vivo il dono che è in noi. E’ l’invito di Paolo. Si le delusioni della fine delle cose, il crollo di progetti che avevamo, potrebbe portare ad una perdita di entusiasmo di passione, di amore.
Se crediamo nel grande Progetto di Amore di Dio tutto può crollare ma io riprendo forza e so che in ogni modo e dove posso contribuire a questo progetto.
Occorre qundi ravvivare questa forza dentro, la Fede in Cristo e nel suo Progetto.
ECCO I TESTI DELLE LETTURE
VANGELO – Lc 17,5-10
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
PRIMA LETTURA – Ab 1,2-3;2,2-4
Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».
SECONDA LETTURA – 2 Tm 1,6-8.13-14
Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.