#22Ottobre2022 RICONOSCERSI PECCATORI AMATI (Sabato 29ma Tempo Ordinario)

Nessuno può credersi migliore di nessuno, per questo storie citate di peccati passati Gesù le utilizza per dire non erano più peccatori di voi. I peccati degli uomini, le nostre fragilità spesso sono simili a quelle degli uomini passati, anzi lo sono certamente, perchè la natura umana è la stessa.
Siamo cercatori di misericordia e comprensione da altri, ma giudici spietati verso altri
In una partita a scacchi, o in qualsiasi altro gioco di intelligenza e memoria, occorre studiare tutte le mosse per bene, capire gli errori propri e degli avversari.
È vero, Dio ha immensa pazienza con noi, va sempre oltre le nostre fragilità e investe sempre e ancora con amore in noi. Ma questo non deve significare il non riflettere sugli errori, non imparare da essi.
Siamo pronti a giudicare gli errori altrui, oppure esaltare le conseguenze che altri hanno pagato degli errori, ma poco capaci di leggere, non sprecare i nostri.
Accettiamo di non essere migliori di altri, di chi ci ha preceduto. Siamo umani e pertanto fragili peccatori. Possiamo solo riguardare la nostra storia e dire grazie a Dio per l’amore con cui ci avvolge, imparare dai nostri errori, e diventare portatori di misericordia, pazienza, voglia di scommettere sempre sulle fragilità altrui.
Lc 13,1-9
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».