
Una febbre da cui guarire. Gesù guarisce con la sua Parola. Il Vangelo si chiude con Gesù che parla di buone notizie.
Quanto abbiamo bisogno di guarigione e di belle notizie. Noi cristiani spesso (diventati tuttologi…del web) spariamo critiche a zero, con un certo pesante pessimismo e catastrofismo, su ogni cosa che non va nella società. Ma cosa proponiamo? Cosa davvero facciamo?
Abbiamo bisogno di belle notizie e di guarigione, questo faceva Gesù.
Ci sentiamo raggiunti da questa buona notizia che ci guarisce e cambia la prospettiva delle cose in noi? Ci rendiamo artefici di belle notizie?
Cosa è una buona notizia secondo il Vangelo?
Torniamo un attimo alla febbre. Essa non è la malattia, ma un sintomo che qualcosa non va. Oggi il mondo ha bisogno innanzitutto di questa guarigione: chiamare per nome le malattie, riconoscere i sintomi e mettere in atto azioni personali e collettivhe che guariscano i mali.
Questo siamo chiamati ad essere come cristiani, carne di Cristo viva nella storia, capaci di leggere la storia e farci carico di essa portanto la visione nuova di Cristo che si traduce in cose concrete, azioni di fraternità, carità, operosità, speranza.
Chissà ci riconosceranno che siamo davvero felici di questa bella notizia.
Lc 4,38-44
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
1Cor 3,1-9
Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?
Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso.
Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.
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