
Quel “guai” è il contrario esatto di “beati”.
Se con “beati” si indica una condizione di felicità raggiunta in una condizione di vita che mi ha portato a capire la profonda essenzialità delle cose, con quel “guai” si afferma l’infelicità di una vita concentrata su qualcosa che non è essenziale, che è effimero, dannoso per sé stesso e altri.
Gesù classifica in questo alcune categorie di atteggiamenti religiosi esteriori: perbenismo, riti e preghiere, finta carità.
Rimettiamo al centro il fatto che siamo uomini fragili e peccatori…ma amati da Dio…per amare altri. Tutto il resto eh viene naturale.
Lc 11,42-46
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi».
Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
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