
La non “non pazienza” verso gli errori altrui, il nostro essere giudici spietati dell’errore altrui, spesso deriva da due atteggiamenti alquanto pericolosi umanamente e contrari alla logica cristiana:
1- Non ammettere che anche noi siamo limitati e pieni di errori
2 – Essere duri con noi stessi e incapaci di perdonare a noi stessi errori e lentezze
Non è la logica che Dio, che sa attendere, concima, lavora con pazienza, investe sempre nuove forze.
Impariamo ad accogliere in noi questa tenerezza di Dio, ci curerà dai due “mali” detti prima.
Impariamo a farlo con noi stessi, ci sentiremo coccolati e che ci prendiamo cura di noi.
Impariamo a farlo verso alti, sentiremo il gusto di una fraternità che si sostiene.
Lc 13,1-9
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
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