
Oggi non è la Festa della Famiglia ideale, era abbastanza incasinata anche quella di Nazareth. Le situazioni da gestire non erano state semplici per canoni sociali e morali dell’epoca.
Il rischio moralistico oggi (molto serpeggiante in ambienti ecclesiali) è osannare la giornata di oggi come la Festa della Famiglia perfetta, della Famiglia ideale, come la difesa della Famiglia tradizionale.
Siamo cauti nel definire famiglie ideali o tradizionali: il rischio è banalizzare sofferenze altrui.
Ogni famiglia che non è ideale e perfetta secondo alcuni canoni morali, magari in quelle “imperfezioni” additate si nasconde drammi e sofferenze che non meritano assolutamente di essere trattati con banalità e meno che meno con moralismi.
Ognuno ha sofferenze e scheletri nell’armadio, e spesso si diventa moralisti con altri per coprire le proprie fragilità.
Piuttosto oggi è la festa in cui si ricordano gli elementi ideali per vivere qualsiasi famiglia: Amore, gratitudine, capacità di attesa e silenzio.
Gesù, come qualsiasi adolescente in crisi, che arriva all’età in cui affermare se stesso, scappa via per fare ciò che deve, vivere la sua identità, che nel suo caso è vivere la Sua Missione, la volontà del Padre.
Maria a Giuseppe mettono in atto amore, capace di cercare, non arrendersi mai.
Nel ritrovarlo non lo rimproverano ma usano la meravigliosa espressione “𝐴𝑛𝑔𝑜𝑠𝑐𝑖𝑎𝑡𝑖 𝑡𝑖 𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎𝑣𝑎𝑚𝑜”. Che bella l’angoscia di amore, la capacità di patire con la sofferenza altrui.
Che ci siamo questa dimensione nelle nostre famiglie: la capacità di amore che fa vivere la sofferenza altrui senza esserne dominatori, giudici, maestri…ma solo cercatori che camminano accanto, camminatori e cercatori di vita.
Che il Dio fatto uomo, l’Amore in Assoluto, ci aiuti in questo percorso educativo in ogni famiglia e allora tutte saranno “sante” luogo dell’Amore di Dio.
Lc 2,41-52
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
1Sam 1,20-22.24-28
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
1Gv 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
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