Anche una Fede piccola può farci spostare cose e situazioni.Eppure nulla sembra smuoversi nelle nostre vite alcune volte.
Non saranno preghiere, riti, celebrazioni, catechesi, rosari e pellegrinaggi a farci acquisire questa forza.
Essi sono lo strumento per vivere la Fede, ma non la Fede.
Una vita cosi, tra preghiere e ritualità, con l’obiettivo di riuscire come cristiani a migliorare l’esistenza, è una vita da schiavi.
Gesù ci vuole servi senza utile, senza pagamento. Cioè persone capaci di una Fede che è fiducia, consapevolezza che la vita, in ogni circostanza, è un dono da vivere in un progetto più grande pensato da Dio.
Ogni cammino e ogni ruolo nella Chiesanon sono mai schiavitù con ricompense,ma consapevolezza di una liberante e felice missione.
Il Vangelo non da giudizi sulla ragione tra ricchi e poveri.
Non vuole dare vana speranza ai poveri in miglioramenti. Non vuole dividere nemmeno ricchi poveri in cattivi e buoni.
Il Vangelo è una bella notizia che ci apre la mente a farci domandesul come viviamo la nostra vita, su cosa muove le nostre scelte, su cosa è prioritario per noi.
Il ricco, senza nome, non si pone molte domande.
Il povero, con nome, pur non confermando che sia buono, diventa stimolo nella coscienza, con aiuto di Abramo.
E noi? Siamo come i fratelli del ricco ancora in vita, abbiamo ancora tempo di porci domande sulle nostre priorità.
Tre caratteriste per il discepolo e l’uomo da una vita piena: programmare obiettivi e risorse, coraggio e fraternità.
Strane forme di spiritualismo e provvidenzialismo fanno credere che la vita possa essere vissuta alla giornata.
E’ fondamentale fissare obiettivi, fare verifica quotidiana, interrogarsi su cosa si costruisce da soli e con gli altri.
Nonsempre siamo compresi, anche da persone vicine e che amiamo,per questo occorre il coraggio di difendere, con necessari tagli e distanze, con garbo, ciò che ci è prezioso.
Essere liberi da compromessi contro la giustizia, capaci di costruire relazioni fraterne che danno dignità agli altri.
Una dura chiarezza viene dal Vangelo di oggi: ridimensionare la nostra ingombrante grossezza.
Il problema non è quanti si salvano, ma qual’è la via giusta.
La via giusta è una porta stretta, una bella metafora per indicare una strada che passa attraverso la capacità di ridimensionare noi stessi. Ci accorgiamo di essere davvero grossi e imgombranti con i nostri modi di essere, parlare e approcciarsi a situazioni e persone?
Distruggiamo, calpestiamo, non lasciamo spazio.
Ridimensionarsi fa soffrire, ma costruisce nuove bellezze.
Compromessi, comodità e abitudini sono nemici del Vangelo.
Il Cristianesimo non basta mai, non può mai dire che ci si può accontentare o che non si può fare più nulla.
L’episodio di Marta e Maria ci aveva insegnato ad andare oltre la sterile lotta tra preghiera-liturgia e azione-pastorale.
Lo sentiamo il fuoco del Vangelo? Il fuoco e il bisogno di evangelizzare questo mondo? Sentiamo dentro il desiderio di rischiare ogni cosa per diffondere e creare nuova cultura di amore, giustizia, soldidarietà e misericordia?
Vivere il mondo con gli occhi della Fede Cristiana è scegliere di avere quel giusto compromesso tra vivere in ogni situazione umana e sociale con responsabilità ed avere contemporaneamente il giusto distacco per non lasciarsi schiavizzare, schiacciare, assorbire.
E’ una vera competenza umana e spirituale da raggiungere, la capacità di vivere ogni cosa programmando per il futuro il bene per se stessi e per gli altri, consapevoli che il presente
è un momento unico, ultimo, pieno significato.
Ascolta qui di seguito l’audio riflessione completa sulle letture della Domenica
Ciascuno di noi necessita di spendersi per la ricerca di un tesoro: soldi, successo, immagine, affetti, se stessi, Dio. Il problema non è la “proprietà privata”, che resta sacrosanta, ma cosa spendi di te per cercare e costruire quel tesoro, come lo usi, cosa resta di te quando lo hai raggiunto. Un vero tesoro non ti rende schiavo, non ti annulla, non ti rende cattivo e chiuso, ma felice e aperto agli altri.
Ascolta qui audio riflessione completa sulle letture di oggi
VANGELO – Lc 12,13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
PRIMA LETTURA – Qo 1,2; 2,21-23
Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità. Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male. Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!
SECONDA LETTURA – Col 3,1-5.9-11
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria. Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato. Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
La vera preghiera cristiana richiede un’operazione grandissima di coraggio: riconoscersi figli, quindi non infinti e onnipotenti, riconoscersi fratelli, quindi accanto, uguali, non superiori.
In queste due prospettive apre poi una domanda di coscienza: cosa davvero richiedi di importante per la tua felicità, quella degli altri e del mondo?