Dio ci ama cosi come siamo, punto e basta.

Dio non ci ama per meriti o per ore di riti e preghiere vissute, e l’amore che noi abbiamo per Dio non si misura nei riti e riunioni che viviamo.

E’ questione di CUORE, della nostra fragilie totalità che viene amata.

Tu devi amarti, punto e basta, come Dio ti ama, prenderti cura di te.

Devi amare il fratello, punto e basta, come Dio ama e avvolge la tua fragilità, come avvolgi la tua e vorresti che altri ti possano avvolgere.

Il discepolo di Cristo sa vedere e decidere le cose con Sapienza, con “sale in zucca” diremmo noi.

RESTITUIRE A CESARE la sua moneta ci chiama ad impegnarci a costruire città, società, secondo il Bene Comune, senza cadere schiavi del “Dio Cesare”.

RESTITUIRE A DIO la Sua moneta, cioè noi, è ricordarci che in tutto noi abbiamo una dignità nostra e dei fratelli da difendere nell’Amore Fraterno.

Il mondo, e molto spesso anche le comunità cristiane, hanno perso la dimensione della festa e della gioia. Il risultato sono SALE VUOTE, non solo fisicamente, e persone TRISTI.

Chiese, luoghi, situazioni umane, di lavoro, persone, operatori e addetti, incapaci di dire e dare all’uomo motivazioni di gioia.

Cristo ci invita ad andare oltre gli schemi che ci siamo sempre fissati, ollargare gli orizzonti e visioni. C’è una sola condizione: L’ABITO NUOVO.

Chi decide di mettersi in cammino e darsi da fare deve essere disposto a cambiare, cambiarsi, rimettersi sempre in gioco….convertirsi.

Noi abbiamo la pretesa di essere al servizio di Dio (buoni cristiani) ma toglierli il potere di essere “padrone” volendo condurre con le nostre regole.

Vorremmo fraternità, amore, pace, benessere, armonia, ma senza Lui al centro siamo capaci solo di guerra, distruzione, egoismo.

Eppure Egli continua a prendersi cura di noi, vuole togliere sterpaglie di egoismo e chiusura per renderci un fiorito giardino irrigato di fraternità.

Se non entriamo in questa logica di doni ricevuti e da condividere vivremo sempre agitati, cupi e frustrati.

“Che ve ne pare?” dice Gesù. Impariamo a valutarci: da che parte stiamo?

Dio non preferisce i perfettini, perbenisti, politcamente corretti che dicono sempre si e poi non amano rimboccarsi le maniche per le vere fatiche, ma preferiscono stare a guardare e giudicare.

Dio ama i fragili, peccatori (prostitute) che lottano, si oppongono per le ingiustizie, che si fanno un’opinione, ma poi si rimboccano le maniche e lavorano per ciò che è essenziale.

Se ti capita di valutare (non giudicare) gli altri…fallo con “gli stessi sentimenti che furono di Cristo”.

Giustizia e carità non sono nemiche E’ possibile come Dio giudicare, misurare, appianare tenendo conto delle storie e dei punti di partenza di ciascuno. Per Dio non conta da quando hai deciso di servirlo, di collaborare al Bene Comune e cominciare a fare sul serio e meglio le cose. Per Dio conta che tutto abbia deciso di farlo e sei già collaboratore del Suo progetto. Perchè dobbiamo essere spietati tra noi e giudicarci, emarginare, far pesare colpe tra noi se Dio non lo fà?

Ciascuno di noi vive un ruolo, di servizio o di comando, nascosto o con visibilità.

Tutti dobbiamo interrogarci su chi siamo e se le scelte che facciamo sono coerenti con chi siamo e portano al Vero Bene.

Per trovare la verità di ciò che siamo e capire le nostre scelte dobbiamo interrogarci su che ruolo ha Cristo per noi.

Da li capiamo come e perchè facciamo le cose.

Dio accoglie tutti, nessuno è escluso dalla Sua Misericordia che abbraccia le nostre fragilità per condurci alla salvezza.
Ma per salvarci spesso necessitiamo di sentirci come “cani”, toccare il fondo e sentire il dolore dei nostri errori.
E’ questa l’esperienza della donna Cananea e di tutti i pagani che diventavano cristiani.
Ci faccia dono Cristo di toccare il fondo per prendere consapevolezza dei nostri errori e sentire la sua Tenerezza che ci riporta a risalire