#20Maggio2020 “L’AMORE SA ATTENDERE NELLA VERITÀ”

Ecco il video della riflessione di oggi
Ogni cosa ha il suo peso, ogni persona ha la sua capacità di peso nelle cose.
Nessuno può permettersi di giudicare altri se non sono capaci di capire, sopportare, vivere situazioni, ma se hanno bisogno di tempo per assimilarle. Ciascuno è diverso e l’amore è attesa stando accanto.
Gesù così ci ha detto. Noi uomini siamo incapaci spesso di portare molti pesi, Lui attende. Un’attesa non morta, manda lo Spirito di Verità perché ci faccia scavare dentro.
Mettiamoci con verità davanti a Dio, senza vergogna dei nostri limiti, incapacità. Lui attende e ci scava dentro con la verità.
Accogliamo gli altri con amore, con attesa, senza giudizio, ma aiutandoli a fare verità con sé stessi, non quella che noi vorremmo, ma la loro verità.
Nella prima Lettura Paolo fa un esperienza dura, viene rifiutato, crede di poter con le parole convivere i greci. Non erano ancora pronti, non bastavano le parole, occorreva forse anche tempo, far vedere opere di amore per convertirli. L’attesa può generare frustrazione se non vissuta bene.
Ecco le letture del giorno
Gv 16,12-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
At 17,15.22 – 18,1
In quei giorni, quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene e ripartirono con l’ordine, per Sila e Timòteo, di raggiungerlo al più presto.
Paolo, in piedi in mezzo all’Areòpago, disse: «Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: “A un Dio ignoto”.
Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: “Perché di lui anche noi siamo stirpe”.
Poiché dunque siamo stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’ingegno umano. Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».
Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta». Così Paolo si allontanò da loro. Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corìnto.