#26Marzo2019 “PERDONARE E’ LIBERARE ED ESSERE LIBERATI” (Martedì 3a di Quaresima)

Perdonare non è cosa semplice perché è un atto profondo del cuore. Significa liberare il proprio cuore da ogni forza di rancore verso il fratello avendo ammesso che l’errore è generato dalla sua fragilità che fa parte della sua umanità e che anche io posso sbagliare perché parte della stessa umanità.

Stiamo attenti ad un elemento. Perdonare non è riprendere una relazione con una persona. Spesso confondiamo la cosa, spesso è possibile e bello riprendere relazioni, altre volte che sentiamo non essere possibile crediamo che li il perdono non vada applicato.

Perdonare é sopratutto un atto interiore, spirituale e psicologico. Se quella relazione o persona mi è dannosa devo certamente custodire me stesso, non dar conto a nessuno del mio processo interiore, solo a Dio, ma maturare un perdono che sia liberare me stesso dal rancore sapendo che é fragile come me. Il rancore è una catena che facendoci sentire sopra sarà un peso che in realtà impedisce di volare, si sta falsamente sopra.

Gesù dice 70 volte 7 dove 7 é un numero di perfezione moltiplica per dieci e per se stesso. Quindi sempre… Perché Dio così fa con noi… Ci libera dal peso per darci sempre la capacità di volare.

Ecco il testo del Vangelo

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 18,21-35.
In quel tempo Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.
Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!
Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto.
Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.
Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».

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