#20Giugno2021 – FARSI LE DOMANDE IN CRISTO, PER NON AFFOGARE NEL MALE – 12ma Tempo Ordinario/B”

Ecco il video commento approfondito

Di seguito il commento scritto

La tempesta sedata è uno dei testi più famosi della scrittura, lo abbiamo ripreso spesso in questa pandemia, lo stesso Papa Francesco il famoso 27 Marzo 2020 in quella Piazza San Pietro deserta.

È un testo ricco di simbologia tra la tempesta e il mare.

La tempesta indica i momenti burrascosi, di confusione della vita, i momenti in cui cose inaspettate si abbattono sulla vita col rischio di distruggerla.

Il mare da sempre simbolo del male, poiché (all’epoca) profondamente sconosciuto nei suoi abissi.

La barca simbolo della Chiesa, dell’umanità, della vita di ciascuno di noi.

Si, la vita spesso, molto spesso è in tempesta, rischiando di affondare senza forza nel male, distruggersi.

Si possono evitare le tempeste? No, fanno parte della vita. La domanda allora è come affrontarle?

Gesù è li sulla barca. Sulla barca della nostra vita c’è Cristo? Gli abbiamo permesso di salire?

I discepoli si rivolgono a Lui con una domanda, anche arrabbiata, “non ti importa di noi?”.

Le tempeste si affrontano facendosi delle domande in Cristo. La domanda sembra arrabbiata ed inopportuna, ma è un primo approccio a Cristo. Anche arrabbiati, anche inizialmente come sfogo, pianto, occorre nella tempesta non staccare la Relazione da Cristo. Continuare in Lui a farsi delle domande che man mano da sfogo diventeranno di senso, chiedendoci perché abbiamo fatto delle cose, quali scelte possiamo fare. Così, svuotata la barca dei pesi inutili, man mano arriverà la bonaccia, perché la voce di Cristo ridarà senso e dirà “Taci” al male. La tempesta non ci fa paura in Cristo.

Ecco il testo del Vangelo

Mc 4,35-41
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

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