#27Marzo2022 – PERDÓNATI, PERDONÀTI, PERDONARE – (4a Domenica di Quaresima/C)

Ecco il video commento di approfondimento alle letture di questa Domenica
Di seguito il commento scritto
IL PERDONO, UNA CARATTERISTICA PROPRIA DI DIO
Le tre ultime Domeniche di Quaresima dell’Anno C, come avevamo detto domenica scorsa, ci parlano delle profonde caratteristiche di Dio.
Nella terza Domenica di Quaresima con la parabola del fico avevamo visto la pazienza, Dio è paziente con noi uomini ed il suo amore attende i nostri tempi, scommette sempre e ancora su di noi nonostante tutto.
Nella Quarta (questa) con la parabola del Figliol Prodigo il focus è sul perdono, Dio perdona sempre e vuole che noi ci apriamo a dinamiche del perdono in varie direzioni: perdono verso noi stessi, sentire il perdono di Dio, perdonare gli altri.
Nella Quinta, la prossima, con l’adultera condannata e poi salvata da Gesù il tema sarà sulla Misercordia e Verità, Dio è Misericordioso, avvolge la nostra debolezza con il suo amore e con lo stesso amore ci maschera dalle nostre fragilità per indicarci la via di guarigione.
Come detto in questa terza Domenica ci concentriamo sulla dinamica del perdono. Un gioco di parole intorno a questa parola, intorno al verbo perdonare nelle sue sfaccettature: perdònati, perdonàti, perdonare.
PERDÓNATI, SOLO TU PUOI PERDONARE TE STESSO
Il figlio protagonista della Parabola che scappa via lontano dal Padre fa una cosa che prima o poi capita a tutti nella vita. Non è tanto allontanarsi da Dio, ma da noi stessi. Il figlio che si allontana dalla casa del Padre pretendendo di portare via cose materiali ma non il legame col padre è una persona che sta andando in una direzione (ostinata e convinta per lui) ma che è contro la sua natura, contro la sua dignità, contro la sua felicità.
Si, non è felice, non vive da dignitoso, nonostante ne sia estremamente convinto in quel momento da giocare tutto se stesso ( consuma tutte le sue sostanze) la situazione in cui si è andato a cacciare non gli da felicità e dignità, tanto da finire a a non poter mandare nemmeno il cibo dei maiali.
Prima ancora di correre dal padre, di chiedere perdono a Lui, il figlio necessità di alzarsi e convincersi di aver perdonato se stesso.
C’è in gioco un circolo virtuoso stupendo. Noi possiamo perdonarci perchè abbiamo la certezza che Dio ci ama e ci perdona, ma non possiamo chiedere perdono a Dio se prima non abbiamo perdonato noi stessi.
Cosa si fa a perdonare se stessi?
Innanzitutto occorre ammettere di aver sbagliato, ammettere di aver svuotato tutta la propria felicità e dignità, di aver “mancato il centro” ( il termine peccato hamartia significa non fare centro).
Poi occorre cercare di definire il mancato bersaglio, dargli un nome, capire quale occasione della mia felicità e dignità mi ha fatto mancare.
In ultimo essere certi che quella non può essere la parola definitiva della mia vita, il capitolo definitivo, la condanna definitiva. Posso voltare pagina, scrivere un capitolo nuovo, perchè Dio lo vuole.
Riscopriti Amato, guarda i tuoi fallimenti, tristezze, errori, vuoti e perdonati, amati!
PERDONÀTI, LA CERTEZZA DI DIO
Si siamo perdonàti da Dio, è una certezza. Dio vuole sempre la nostra profonda felicità e la nostra profonda realizzazione. Non c’è errore nostro che Egli non possa cancellare e permetterci di riscrivere pagine nuove. Dio non sottolinea l’errore per farci distruggere nel senso dei colpa, ma vuole aprirci al senso del peccato perchè noi possiamo guardare gli errori e centrare meglio il bersaglio della nostra felicità e realizzazione.
Il Padre (Dio) corre incontro, abbraccia, fa sentire amato. Il nostro peccato, i nostri errori non ci allontanano dall’amore di Dio, ne siamo e saremo sempre meritevoli.
Il Padre fa uccidere il vitello grasso per la festa. Si Dio fa festa se abbiamo deciso di migliorare i nostri errori e vuole che noi stessi facciamo festa certi di poter migliorare e vuole che facciamo festa verso altri fratelli che hanno sbagliato e vogliono migliorare. Festa non condanna continua e per sempre.
Il Padre mette l’anello al dito, simbolo di appartenenza ad un casato all’epoca. Dio ci dice con chiarezza che la nostra dignità di figli di Dio, anche se abbiamo commesso il più brutto degli errori, è sempre li, perchè il vero grande peccato non è nella colpa commessa, ma nel non essere stati pienamente figli di Dio.
E’ una certezza, puoi perdonarti perchè Dio ti perdona! Riscopriti Amato!
PERDONARE, NON CONDANNARE
Se Dio ci ama vuole perdonarci e vuole che noi ci perdoniamo, perchè noi non possiamo perdonare gli altri?
Il figlio maggiore di questa parabola non sente di far festa, sente anche un senso di fastidio perchè lui si è sempre comportato bene ed ora chi non merita va avanti.
Purtroppo non ha compreso, pur essendo stato sempre col padre, le caratteristiche dell’amore del Padre.
E’ il rischio del cristianesimo, vivere da cristiani, partecipare a liturgie, incontri, momenti di comunità, ma non capire che Dio è Amore, Misericordia, Perdono.
Nella società civile spesso chi fa degli errori è subito etichettato, spesso per quanto si sforzi di riparare agli errori, sarà sempre guardato come quello che ha commesso errori nonostante possa fare mille cose positive altre.
Un ladro per noi resterà sempre ladro. Una prostituta resterà sempre prostituta. Un traditore resterà sempre traditore. E questo vale per ogni peccato.
Avviene nella società civile ed è intollerabile, ma quando avviene nelle comunità ecclesiali è fuori natura del cristianesimo, è la prova concreta che la rivoluzione del cristanesimo li non è ancora entrata.
In quali comunità civili o ecclesiali facciamo festa quando uno che ha sbagliato torna e vuole cambiare? Si sentirà sempre giudicato oppure sentire la festa intorno a se utile a sentirsi amato e prendere forza?
Eppure il Vangelo è chiaro, “bisognava far festa” non altro.
UNO SGUARDO ALLA PRIMA LETTURA – Giosuè 5,9-12
Dio provvede sempre al suo popolo nel bisogno con la mamma. Dio provvede a noi con la tenerezza del suo amore anche quando per causa dei nostri errori saremo feriti e svuotati. Si perchè il peccato ci ferisce e solo sentirsi amati da Dio può rialzarci. Dobbiamo sempre avere questa certezza.
UNO SGUARDO ALLA SECONDA LETTURA – 2Corinzi 5,17-21
Si è possibile davvero cambiare, è possibile davvero voltare pagina e far si che il capitolo degli errori della nostra vita, per quanto lungo possa essere, debba essere l’ultima parola di noi.
Cristo ha fatto nuove tutte le cose ed in Lui, riconciliati in Lui, possiamo fare nuovi noi stessi.
ECCO I TESTI DELLE LETTURE
VANGELO – Lc 15,1-3.11-32
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
PRIMA LETTURA – Gs 5,9-12
In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.
SECONDA LETTURA – 2Cor 5,17-21
Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.