“ALZATI, E’ TEMPO DI AMORE E COMPASSIONE” – Lc 7, 11-17 (10ma del Tempo Ordinario – C)

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Gesù passa nel nostro dolore, quello comprensibile e quello incomprensibile. Passa non per ragionarci sopra, ma per avere “com-passione”, che non significa pietà, ma  patire insieme, avere gli stessi sentimenti. “Gioire con chi è nella gioia, piangere con chi è nel pianto” come diceva San Paolo. Dice “Alzati” alla morte, per svegliarla. Solo al comando della Sua Parola il dolore, la morte può mutarsi in amore da donare, in fiori nuovi nel deserto. Occore stretta relazione con Lui e la Sua Parola. Alziamoci tutti, svegliamoci, è il tempo dell’amore e della “com-passione”.

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“Ti taggo e ti lovvo come non mai” -Lc 9, 11-17 (Corpus Domini/C)

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CORPUS DOMINI – Su facebook “tagghiamo”, mettiamo “mi piace”, cuori per condividere frammenti belli. Gesù in questa scena ci ha taggati tutti, ha voluto che restasse in condivisione in tutti noi. Ha avuto preoccupazione dei nostri bisogni, ci ha amato. Ha chiesto a ciascuno di noi di mettere a disposizione il poco che abbiamo (cinque pani e due pesci) perchè Lui possa riempire i nostri bisogni e ci chiedi di consegnarci agli altri per riempire i bisogni degli altri. Diventa una condivisione continua, non su facebook, ma nella fatica realtà. Egli dal poco riempie donandosi perchè noi possiamo riempire gli altri donandoci con amore con tutti i nostri limiti e fatiche. E’ la moltiplicazione dei pani, la moltiplicazione dell’Amore.

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“L’AMORE E’ UN GRATTA CAPO INSPIEGABILE” (Trinità/C – Gv 16, 12-15)RIF

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Domenica della Trinità. Un bel gratta capo da spiegare. Puoi chiedere davvero a due innamorati perchè si amano? Le risposte saranno banali, perchè l’Amore vero non si spiega, si vive, è indecifrabile. La Trinità è un mistero di Amore, di relazione. Non è astratta da noi, ci siamo noi  uomini dentro, c’è Gesù che è uomo e Dio. Se decidiamo di entrare in piena relazione con questo mistero di Amore il nostro essere uomini, il nostro essere “essere relazionali” può cambiare, diventeremo Amore anche noi.

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“IN TE, NEL TUO CUORE, C’E’ GIA’ L’ANTIDOTO ALL’APATIA” (Pentecoste/C – Gv 14, 15-16.23b-26)

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Proviamo a pensare al respiro che si genera, bello ed affannoso, tra due innamorati quando sono stretti uno con l’altro. Unico ritmo, unica frequenza. Spostiamo questa cosa tra Dio e Gesù, l’Amore che Dio ha inviato nel mondo.  Bene, quello è lo Spirito Santo: il respiro profondo di amore tra Dio e Gesù…poi consegnato a noi. Questo respiro ora ci avvolge, riempie, di Amore, forza, passione, dinamicità. Spesso cerchiamo fuori di noi conferme, speranze, autostime, stimoli per combattere l’apatia che ci circonda. E’ già in noi, è questo meraviglioso respiro perchè noi siamo cristiani, unti con lo Spirito. Occorre solo destarsi, ritornare in questa relazione, sulla stessa frequenza e saremo noi dono dello Spirito, antidoto all’apatia, forza di Amore e Rivoluzione.

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“L’AMORE HA DUE MOVIMENTI: UNO IN DISCESA, L’ALTRO IN SALITA” (Ascensione/C – Lc 24,46-53)

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L’Ascensione è la benedizione sull’eterno legame tra la grandezza di Dio e la nostra fragilità umana. Gesù ascende al cielo, ma prima era disceso portando un pezzo di divinità nella nostra fragile umanità, amando e sanando. Ascendendo, essendo lui vissuto da uomo, porta in Dio, nella divinità, un pezzo di uomo. Dio non è più lo stesso, noi non siamo più gli stessi, abbiamo reciprocamente ciascuno un pezzo dell’altro. La preghiera, la fede, la vita di Amore è far si che questi pezzi si incontrino e producano frutti.

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“Io rudere posso diventare una casa di pace e bellezza per altri” – 6a di Pasqua/C (Gv 14, 23-29)

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Spesso guardando alla nostra vita siamo come dei ruderi, rovine senza pace su cui non vale la pena investire per restaurare. Eppure Gesù dice che se “osserviamo la Sua Parola” Egli ci trasformerà in sua casa. Noi rovine diventiamo casa di Dio? Si, per essere anche luce per altri. La condizione? Osservare la Parola. Non è essere ligi a regole o cose morali, fare o non fare qualcosa. Osservare la Parola è custodirla in se, accettare che essa è l’Unica Bellezza, l’Unica Parola Viva, di Amore, sulla mia fragilità. Il resto viene di conseguenza. Cosi diventerò io casa di Dio e diventerò pace vera che è armonia in me e fuori di me.

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“Settimana Santa: una Settimana frenetica per trovare pace” (Domenica delle Palme/C)

E’ una settimana intensa. Molte volte diciamo tutti che vorremmo scappare in qualche luogo silenzioso per qualche giorno di ritiro. Questa settimana è l’occasione per farlo da casa, vivere grandi riflessioni partecipando ai momenti intensi che la Chiesa vive nel giovedì, venerdì e sabato santo.

 

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Venerdì 18/03/2016 – Gv10, 31-42 (Quinta Quaresima)

vangeloIn quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre; per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».

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“Per Dio non esiste la parola ormai” (3a Quaresima/Anno C)

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Fonte: Papa Boys

Luca 13, 1-9

In quello stesso tempo vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici.  Gesù rispose loro: «Pensate che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, perché hanno sofferto quelle cose?  No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo.  O quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?  No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro».Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella sua vigna; andò a cercarvi del frutto e non ne trovò. Disse dunque al vignaiuolo: “Ecco, sono ormai tre anni che vengo a cercare frutto da questo fico, e non ne trovo; taglialo; perché sta lì a sfruttare il terreno?”Ma l’altro gli rispose: “Signore, lascialo ancora quest’anno; gli zapperò intorno e gli metterò del concime. Forse darà frutto in avvenire; se no, lo taglierai”».

 

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“Abbiamo bisogno di spazi di luce” (2a Quaresima/Anno C)

ADal Vangelo secondo Luca (9, 28-36)

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, l’aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme. Pietro e quelli che erano con lui erano oppressi dal sonno; e, quando si furono svegliati, videro la sua gloria e i due uomini che erano con lui. Come questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bene che stiamo qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva.  Mentre parlava così, venne una nuvola che li avvolse; e i discepoli temettero quando quelli entrarono nella nuvola. E una voce venne dalla nuvola, dicendo: «Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo». Mentre la voce parlava, Gesù si trovò solo. Ed essi tacquero e in quei giorni non riferirono nulla a nessuno di quello che avevano visto.

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