Tutta questa situazione, dal virus che si diffonde (tra numeri incoraggianti e meno), crisi economica, peso della quarantena…in fondo rischia di farci sentire come in una matassa da cui è difficile uscire. In fondo però questo essere schiavi della matassa non è differente da tanti altri momenti della vita in cui ingarbugliati tra le scelte, le cose non scelte, le situazioni siamo rimasti schiavi della matassa.

Gesù parla di una verità che farà liberi. Ma liberi anche dalla matassa dove non ci capisco più niente? Si, liberi, totalmente.

Come si conquista questa libertà? Nella verità appunto. E quale è questa verità? È Gesù e la Sua Parola. Nulla di più, nulla da ricercare in cose sensazionali. Lui e la Sua Parola. Quella Parola che ogni volta ci invita a guardare a fondo nelle cose, così a fondo da guardare oltre ed aiutare a farci vedere non solo un punto di vista diverso, ma un punto di vista oltre, alla scoperta di cose oltre, in più. Dove ingarbugliati nella matassa siamo incapaci di vedere che c’è già un mondo nuovo, in cui scommettere, stare in equilibrio, ma liberi, in cui giocare fiducia e speranza.

Anche in questa situazione odierna non lasciamoci bloccare nella matassa, andiamo oltre, in equilibrio, in un mondo diverso che stiamo imparando a vedere, sentiamoci liberi, non schiavi di angoscia, liberi di essere noi stessi e fare cose che non avremmo mai pensato di fare. La vita è sempre una nuova scommessa, alla ricerca della verità. Questa verità e questa libertà sta in una Via, che è Vita e Verità: Gesù

Leggi qui il testo del vangelo


Gv 8,31-42 In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

#4settembre – “UOMINI LIBERI DALLE MEZZE MISURE” -Lc 14, 25-33 (23ma Tempo Ord./C)

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Scene di tutti i giorni prende Gesù in analisi, parte dalle relazioni, quelle più strette e ci dice una cosa strana, che potrebbe rasentare l’eresia. Ci chiede di “ odiare” i genitori, i fratelli, le sorelle, gli affetti più stretti per lui. Della serie che un Gesù cosi fa comodo davvero per chi vive litigi familiari, è una vera e propria giustifica. Ma non è l’odio secondo il nostro significato quello di cui parla Gesù, il termine indica un “ distacco radicale”, la capacità di esser liberi di dare la priorità a Dio, a ciò che Lui vuole per me e per la mia vita, e non dare a nessun altro l’autorità di decidere, di manovrare. Scegliere Lui sopra tutto è portare la sua croce. Portare la croce non è masochismo, è esser attivisti del bene, la croce non si sopporta, si porta, si sceglie, è portare e scegliere nella propria vita una porzione di Amore

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,25-33)
In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.  Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.  Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.

UOMINI LIBERI DALLE MEZZE MISURE

“I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla grava la mente dai molti pensieri. A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi può rintracciare le cose del cielo? “ ( Sap 9, 15-16. ) Sembra una frase di quelle che girano su link di facebook, di qualche autore famoso stile Cohelo, Volo, o chissà chi, oppure la frase di un filosofo, ridotti poverini sui baci perugina. È una bella frase ad effetto, degna di finire forse anche come editoriale di importanti quotidiani di critica della situazione attuale. Invece nulla di tutto ciò, è una frase che è nata per finire nel silenzio, esser ascoltata nel silenzio del cuore, in preghiera, in quel silenzio dove rivedere se stessi e compiere le scelte importanti. È Parola di Dio, è una frase della Bibbia, del Libro della Sapienza, che precede la lettura di questo Vangelo in questa domenica. Salomone, il Re che la pronuncia è un tipo tosto, orgoglioso di se, che si trova ad un certo punto, nel silenzio davanti a Dio, a comprendere che non è onnipotente, che i suoi progetti sono comunque fallimentari, e che ha bisogno di una Sapienza, di punti fermi maggiori a cui aggrapparsi. Un po’ come noi, tutti noi, come quelle folle che seguivano Gesù e a cui ha rivolto quelle parole, come noi che ci lasciamo comunque per minima parte affascinare da questo personaggio, ma ancora non sappiamo bene come seguirlo, come conciliarlo concretamente con la nostra vita, le relazioni, il lavoro, lo studio di tutti i giorni. E scene di tutti i giorni prende Gesù in analisi, parte dalle relazioni, quelle più strette e ci dice una cosa strana, che potrebbe rasentare l’eresia. Ci chiede di “ odiare” i genitori, i fratelli, le sorelle, gli affetti più stretti per lui. Della serie che un Gesù cosi fa comodo davvero per chi vive litigi familiari, è una vera e propria giustifica. Ma non è l’odio secondo il nostro significato quello di cui parla Gesù, il termine indica un “ distacco radicale”, la capacità di esser liberi di dare la priorità a Dio, a ciò che Lui vuole per me e per la mia vita, e non dare a nessun altro l’autorità di decidere, di manovrare. Cristo chiede che Lui, la Sua Parola, farò di vita, di fede, di scelte, siano la priorità, siano la garanzia che ci salva anche da legami dipendenti e possessivi con i genitori che vogliono ostacolare il futuro dei figli, o farlo a proprio stampo e immagine. Questa occasione che offre Gesù è una vera ventata di libertà, esser “ possesso” di Dio è esser uomini liberi, figli della Verità, e la Verità fa liberi, l’Amore vero fa liberi. Occorre però che siamo onesti. Non significa far finta di esser suoi per staccarci dal potere di altri. Esser suoi indica una vera responsabilità, seguire il suo Vangelo significa esser uomini coraggiosi, che sanno fare scelte, appunto anche in contrasto con i più vicini, con gli affetti più cari, ma in sintonia con Dio.  Scegliere Lui sopra tutto è portare la sua croce. Portare la croce è un atteggiamento maledettamente travisato nei secoli, come se noi cristiani fossimo appassionati di masochismo. Scegliere la croce è esser attivisti del bene, la croce non si sopporta, si porta, di sceglie, è portare e scegliere nella propria vita una porzione di Amore.  Anche gli esempi che Gesù fa, sul calcolo anticipato del lavoro, non è tanto un capire se ci sono le forze, ma va visto come un capire quali mezzi voglio usare per arrivare ai miei scopi. Spesso abbiamo scopi positivi, ma usiamo mezzi negativi, anche di illegalità, o di altro. Spesso ci lasciamo prendere da quella che era la visione di Macchiavelli, diffusa e divenuta scusa popolare , “ il fine  giustifica i mezzi”. Amore, giustizia, legalità, passione, fare con Lui ha fatto, deve esser per tutto, senza preferenze o compromessi. Il cristianesimo è una religione liberante, che libera la vita a la riempie di amore, ma per esser tale va scelto con passione, costanza, amore vero. Le mezze misure sarebbero come mezzi falsi che giustificano fini buoni: ipocrisia. Fermiamoci nel nostro silenzio, pensiamo alle scelte da fare, pensiamo a quei bivi in cui ci troviamo, liberiamoci del parere di tutto, guardiamoci alla Luce del Suo amore, delle scelte di amore, perdono, giustizia, libertà, che Cristo ha portato. Forse ci sentiremo più liberi e sceglieremo, certi di andare avanti, anche sbagliando ma con Lui accanto!

di Massimiliano Arena

“QUANDO VUOI ESSERE FUOCO ED ALTRI NON TI COMPRENDONO” – Lc 12,49-57 -(2oma Temp. Ord./C)

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Gesù vuole il fuoco dell’Amore sulla terra. Quell’Amore capace di farci tutti umili fratelli verso gli altri, fratelli capaci di “servizio” di donazione, di messa a disposizione verso gli altri in nome di Gesù Amore. Vivere cosi spesso non sarà compreso, neppure dalle persone più vicine, creerà divisione. Questa divisione è già fuoco dell’Amore. Farsi spegnere questo fuoco per timore o per paura o peggio per vergogna è farsi spegnere dentro. Il fuoco diventa testimonianza stessa. Chi viene contro, chi accende la divisione se siamo noi vero fuoco di Amore prima o poi spegnere il fuoco della divisione per lasciarsi riscaldare anch’esso dall’Amore. Se non lo farà l’avremo fatto noi con loro, avremo accesso doppiamente il fuoco dell’Amore non lasciandoci svuotare da quello della divisione cedendo a compromessi.

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“DISSOLVERSI SOTTO IL SOLE COCENTE DELLA VANITA’ ” – Lc 12, 13-21 – (18ma Tempo Ordinario/C)

imagesQuando scambiamo l’Amore, che è un Bene prezioso, che è per noi essere come Dio, fare ciò che ci chiede, con i beni materiali di tutti i giorni, oppue rendiamo questi primari rispetto all’Amore…allora le persone non diventano volti da incontrare ma soggetti con cui contrattare. E cosi tutto si dissolve, tutto diventa vanità che come sole cocente secca e distrugge le fragile gocce di rugiada di amore che possiamo costruire

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“CUORI APERTI PER COMUNICAZIONI VELOCI” – Lc 11,1-13 (14ma Tempo Ord./C)

PreghieraSpesso preghiamo, ne sentiamo il bisogno, vorremmo farlo, anche in maniera egoistica. Perchè sprecare certe occasioni? Strutturiamo questo bisogno  naturale che abbiamo dentro. La preoccupazione, il pianto, la rabbia, il bisogno di senso e amore, la voglia di ordine, sono inizio di preghiera. Il bisogno di incontrare un volto che mi riempia di verità. La preghiera è incontro di due volti, il mio è quello di Cristo. In Lui vero uomo con affetti, sentimenti, problemi, fatica di vivere, amicizia, momenti belli, realizzazioni e delusioni, ritrovo il mio esser uomo davvero, la mia via di verità. È possibile aprire le porte, come avviene in internet, e scaricare amore, senso e passione a velocità mai viste.

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“PASSATO, PRESENTE, FUTURO: INDECISIONE E AMORE A DUELLO” – Lc9,51-62 (13ma Tempo Ordinario/C)RIFLESSIONE

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Essere cristiani è seguire un progetto di Amore che si attua nei miei. Tutti siamo chiamati a realizzare, nella nostra vocazione. Ma spesso abbiamo paura, ci lasciano rubare la libertà ed il coraggio da molte cose. Il futuro ci affascina ma le paure del passato e la difficoltà del presente ci legano. Siamo a mille ma poi ci spegniamo, poniamo condizioni calcolate. Gesù ci spinge a fidarci, avviarci, senza guardare indietro perchè la novità nel Suo Amore può stupirci oltre ciò che già conosciamo e calcoliamo. La Fede è Fiducia.

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“IL BACIO DI UNA PROSTITUTA DIVENTA SEGNO DI FEDE E DI AMORE PIENO”- Lc7, 36-8,3 (11ma Tempo Ordinario/C)

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Un corpo di donna da vivere con amore, usato e non amato. Nessun peccato non ha origine, nessuno nasce cattivo, tutto ha un motivo, spesso è il non essere amati. Lei lava i piedi di Gesù. Con le lacrime, simbolo del suo dolore di solitudine; con i capelli, simbolo della sua bellezza e vanità; con olio preziosi, forse comprato con i guadagni del suo corpo e donato a Gesù. Chi più pecca è più ferito e chi è più ferito più necessita di amore. Oggi riflettiamo su quanta tenerezza e amore abbiamo bisogno da Dio e su quanta ne dobbiamo donare sulle fragilità altrui anzichè giudicare e condannare. Il peccato si cura con l’amore e l’amore genera altro amore.

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“ALZATI, E’ TEMPO DI AMORE E COMPASSIONE” – Lc 7, 11-17 (10ma del Tempo Ordinario – C)

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Gesù passa nel nostro dolore, quello comprensibile e quello incomprensibile. Passa non per ragionarci sopra, ma per avere “com-passione”, che non significa pietà, ma  patire insieme, avere gli stessi sentimenti. “Gioire con chi è nella gioia, piangere con chi è nel pianto” come diceva San Paolo. Dice “Alzati” alla morte, per svegliarla. Solo al comando della Sua Parola il dolore, la morte può mutarsi in amore da donare, in fiori nuovi nel deserto. Occore stretta relazione con Lui e la Sua Parola. Alziamoci tutti, svegliamoci, è il tempo dell’amore e della “com-passione”.

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“Ti taggo e ti lovvo come non mai” -Lc 9, 11-17 (Corpus Domini/C)

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CORPUS DOMINI – Su facebook “tagghiamo”, mettiamo “mi piace”, cuori per condividere frammenti belli. Gesù in questa scena ci ha taggati tutti, ha voluto che restasse in condivisione in tutti noi. Ha avuto preoccupazione dei nostri bisogni, ci ha amato. Ha chiesto a ciascuno di noi di mettere a disposizione il poco che abbiamo (cinque pani e due pesci) perchè Lui possa riempire i nostri bisogni e ci chiedi di consegnarci agli altri per riempire i bisogni degli altri. Diventa una condivisione continua, non su facebook, ma nella fatica realtà. Egli dal poco riempie donandosi perchè noi possiamo riempire gli altri donandoci con amore con tutti i nostri limiti e fatiche. E’ la moltiplicazione dei pani, la moltiplicazione dell’Amore.

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“IN TE, NEL TUO CUORE, C’E’ GIA’ L’ANTIDOTO ALL’APATIA” (Pentecoste/C – Gv 14, 15-16.23b-26)

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Proviamo a pensare al respiro che si genera, bello ed affannoso, tra due innamorati quando sono stretti uno con l’altro. Unico ritmo, unica frequenza. Spostiamo questa cosa tra Dio e Gesù, l’Amore che Dio ha inviato nel mondo.  Bene, quello è lo Spirito Santo: il respiro profondo di amore tra Dio e Gesù…poi consegnato a noi. Questo respiro ora ci avvolge, riempie, di Amore, forza, passione, dinamicità. Spesso cerchiamo fuori di noi conferme, speranze, autostime, stimoli per combattere l’apatia che ci circonda. E’ già in noi, è questo meraviglioso respiro perchè noi siamo cristiani, unti con lo Spirito. Occorre solo destarsi, ritornare in questa relazione, sulla stessa frequenza e saremo noi dono dello Spirito, antidoto all’apatia, forza di Amore e Rivoluzione.

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